L'Egitto può ripartire solo puntando tutto sul turismo e la sua cultura
"Abbiamo ottenuto la restituzione di circa 6 mila manufatti che sono stati portati fuori dal paese illegalmente, ma mi sto dedicando al rientro dei cinque più famosi", parla Zahi Hawass
La rivoluzione del 2011 ha sconvolto l’Egitto, che dopo questi eventi ha vissuto momenti di instabilità fortissimi. Nonostante ciò, negli ultimi due anni il flusso di turisti è cresciuto vertiginosamente, generando un dibattito tra chi cerca di far crescere il numero di visitatori e chi invece lotta per la conservazione dei siti risalenti all’età dei faraoni. Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità, ex segretario generale del Council of Antiquities e principale testimonial dell’egittologia nel mondo (se avete visto almeno una volta un documentario sull’Antico Egitto avrete capito di chi si parla), cerca ogni giorno di trovare l’equilibrio tra questi due mondi, combattendo allo stesso tempo una battaglia per la restituzione dei manufatti egizi che si trovano attualmente all’estero. Gli domandiamo come si riesca a far conciliare il fatto che l’Egitto ha tanto bisogno di turismo con la necessità di conservare un patrimonio culturale e artistico così importante. “E’ fondamentale trovare un equilibrio tra il bisogno naturale di turismo e l’obbligo anche morale che abbiamo nel conservare le antichità. Ogni anno facciamo ruotare le tombe che sono aperte al pubblico, per evitare di ‘sovraccaricare’ alcuni siti. Gestiamo anche un programma di management per ogni sito, così da proteggere i siti da eventuali danni: non è consentito entrare nelle tombe con borse e zaini ed è vietato scattare fotografie con il flash. Sembrano piccole accortezze, ma ci aiutano nella conservazione del nostro patrimonio. Abbiamo bisogno del turismo, ma dobbiamo anche preservare la storia”.
Zahi Hawass (foto LaPresse)
Hawass è celebre non solo per i programmi tv ma anche per la battaglia che ha condotto (e che continua a condurre) per la restituzione delle opere egizie che si trovano all’estero. Ma quali sono i manufatti più importanti che si trovano fuori dall’Egitto? “Abbiamo ottenuto la restituzione di circa 6 mila manufatti che sono stati portati fuori dal paese illegalmente, ma mi sto dedicando al rientro di cinque opere che sono importantissime e che secondo me dovrebbero rientrare a casa al più presto. Il busto di Nefertiti che si trova al Berlin Museum, la Stele di Rosetta che si trova al British Museum e lo Zodiaco di Dendera che si trova al Louvre dovrebbero rientrare per l’apertura del Grande museo egizio. Il busto di Nefertiti ha lasciato il paese illegalmente. L’archeologo che la scoprì nel 1912, Ludwig Borchardt, lo nascose e non lo fece risultare nel verbale di divisione degli oggetti ritrovati. Mentì inoltre sul suo registro personale, scrivendo che era fatta di gesso e non di calcare, per assicurarsi di poterla portare con facilità fuori dall’Egitto. A quel tempo esisteva una legge che stabiliva che se uno straniero avesse ritrovato una statua di un re o una regina fatta di calcare, avrebbe dovuto lasciarla nel paese. La Stele di Rosetta fu trovata da una spedizione napoleonica e consegnata senza alcun diritto agli inglesi, mentre lo Zodiaco, fu tagliato via dal tempio di Hathor a Dendera da un ladro francese che lo vendette al Louvre. Credo inoltre che la statua di Hemiunu, oggi al Roemer-Pelizaeus Museum e la statua di Ankaf che si trova al Boston Museum of Fine Arts debbano rientrare. Abbiamo chiesto ai musei di inviare in prestito queste opere per l’apertura del Grande museo egizio, ma tutte le nostre richieste sono state rigettate. Sono abbastanza infastidito da questo, perché il governo egiziano dà sempre il consenso per lavorare in Egitto alle missioni straniere. Ho organizzato quindi un ufficio di volontari e abbiamo iniziato a studiare attentamente ogni singolo caso, ricevendo l’autorizzazione dal Primo ministro e ho inviato la prima lettera con richiesta formale di restituzione. La rivoluzione del 2011 però ha fermato questo processo”.
Zahi Hawass lo scorso gennaio ha annunciato di aver trovato il sito in cui ipotizza si trovi la tomba di Cleopatra. Come è arrivato a questa scoperta straordinaria e come stanno procedendo gli scavi? Non è proprio così, dice l’egittologo, che ammette un errore di traduzione. “Ho detto ‘abbiamo iniziato a cercare’ nel tempio di Taposiris Magna, perché vogliamo trovare la tomba di Marco Antonio e Cleopatra. Questa non è una mia teoria, ma di una studiosa della Repubblica Dominicana, Kathleen Martinez. Il mio team ha collaborato con lei negli ultimi 12 anni e abbiamo trovato molti artefatti come statue di Cleopatra, monete con impresso il suo volto e soprattutto una grande stele, fatta sotto Tolomeo V, lo stesso sotto cui fu realizzata la Stele di Rosetta. Abbiamo inoltre trovato un grande cimitero di mummie coperte d’oro. Finora però non abbiamo trovato la tomba di Cleopatra”.