W l'ufficio meteorologico dell'Aeronautica
Gente seria, in divisa, che scruta sistemi previsionali senza catastrofismo (e che brezzolina!)
Essendo chi scrive uno stronzo vero, costui si leva spesso la soddisfazione di sbertucciare tonti e finti tonti. Giovedì Roma (o il mio quartiere, che non è i Parioli: ritira Parioli!) era abbastanza pulita, devono avercela messa tutta, ma sopra tutto dalle sei del mattino a mezzogiorno, ora in cui mordo la tastiera, spirava una brezza incantevole, sulle prime ore fresca e poi affettuosamente tiepida a salire, ma il giusto, e secca, e non che non si profilasse il caldo del solleone, siamo in un giugno che è confinante con il luglio, il centro effettivo dell’Estate, ma insomma, ci sono urgenze più drammatiche. La vera urgenza mi sembra quella del terrorismo meteorologico, che segue quello climatico.
Ora io posseggo una radio, e a volte mi sintonizzo. E’ uno strumento di comunicazione vecchio tradizionale forse obsoleto, ma sembra di abitare un altro mondo, o se volete un altro pianeta, in assenza di immagini, con quella voce calorosa e autorevole che trasmette le informazioni dell’Ufficio meteorologico dell’Aeronautica, ente benemerito. Da queste informazioni, portate da un’Arma a tutti cara attraverso il meteoradio del mattino, tecnologicamente sviluppata, librantesi nei cieli della Patria e delle Patrie, si desume sempre invariabilmente quel che effettivamente si sente: le temperature sono invariate, nella media stagionale o un poco sopra o sotto, le massime talvolta in leggero aumento, le minime così così, e i cieli sono stabilmente soleggiati, e succede che siano prevedibili precipitazioni sui rilievi, in particolare le Alpi e gli Appennini, guarda un po’ tu, insieme con qualche sporadico annuvolamento. Sembra di ascoltare “viaggiare informati” o “onda verde”, quando dicono che c’è fila al casello di Melegnano, specie la domenica sera: l’eterno ritorno dell’identico, che Nietzsche apprezzava parecchio, e anch’io che sono tomista non disdegno. Ho citato letteralmente le formule di questa tribuna della ragione, tra le poche superstiti, che non conosce bombe d’acqua, non elabora vocalmente cartine purpuree in cui mezza Europa è consegnata al delirio dell’emergenza, descrive il tempo che fa così, senza parere e senza iattanza, e non ti fa sentire costantemente sull’orlo dell’abisso. Ecco, l’Aeronautica vede le cose dall’alto, per quello che sono, al contrario di tutti i ricercatori dei vari istituti pubblici e privati che sull’emergenza climatica vivono, e ti fanno sempre la lezione sul baratro dal quale dovremmo imparare a ritrarci, sulle previsioni di qui al 2050 o alla fine del secolo, estati roventi, lunghe, estenuanti e pericolose per tutti a petto di inverni freddissimi da congelamento delle membra.
Quando ascolto la banalissima e confortante realtà radiofonica, dopo avere ingurgitato una messe di esagerazioni, strade asfaltate che si sciolgono, eventi estremi che sfidano la memoria dei termometri, mi viene di pensare al colpo di stato. Sarebbe meraviglioso se al posto nostro, The Giornalisti, l’informazione pubblica fosse affidata, magari anche per le crisi di governo e i G20, all’Ufficio meteorologico dell’Aeronautica, gente seria, in divisa, che scruta sistemi previsionali senza la febbre del catastrofismo, e diffonde responsabile cultura fattuale e equilibrio nell’etere, sturando l’ansia da Co2 e facendo fluire un po’ di pace civile e mentale. Sarebbe una bella cosa per quelli che osano non credermi, loro che credono a tutto il mercanteggiamento delle notizie orribili e infuocate sul caldo dell’estate, e si permettono di mettere in dubbio cose che vedo, che sento sulla pelle, che sperimento passeggiando con le canuzze, cose di prossimità, che solo un pensiero dominante arrivato al grottesco può smentire con tanta cialtrona sicurezza. E a questo punto dovrei dire, per risultare cedibile ai pusilli, per essere lasciato in pace dai troll e altri insultatori, che però mi rendo conto dell’emergenza climatica, che conferisco il giusto valore all’esperienza e ai dettami di una corrente scientifica che si dice essere maggioritaria, che un conto è la meteorologia e un conto il clima, che molte cose saranno anche discutibili ma appunto mi rendo conto che non si deve essere negazionisti. Invece no, non mi rendo conto.