Un'illustrazione di Malika Favre

Illustrissima Malika Favre

Gaia Montanaro

Alle Gallerie d’Italia a Vicenza una mostra dell'illustratrice francese, superba nel raccontare la storia che sta dietro all’immagine

In una recente copertina realizzata a giugno per il New Yorker – rigorosamente animata e dal titolo “Summer hours” – una donna su una tavola da surf solca il mare seguendo la traiettoria dell’ombra gettata dal ponte di Brooklyn. Celebrazione dell’estate che porta idee fresche e controcorrente.

 

  

Queste sono solo alcune delle connotazioni che si possono dare a Malika Favre, illustratrice francese trapiantata a Londra da molti anni, artista innovativa ed eclettica, da tempo tra i primi nomi a cui si fa riferimento quando si parla di graphic design ad alto livello. La sua arte, che mescola in un sicuro equilibrio tratti minimal all’estetica pop, catalizza l’attenzione per la grande dose di riconoscibilità e per la capacità di essere sempre contemporanea, espressiva e comunicativa. Una mostra personale, alle Gallerie d’Italia a Vicenza fino al 25 agosto, ne propone una selezione di opere che raccontano il lavoro di Malika indagando i temi portanti della sua produzione. “Illustrissima”, questo il titolo dell’esposizione che si inserisce nel più generale Festival dell’Illustrazione giunto alla sua quarta edizione, raccoglie 125 illustrazioni divise in quattro sezioni – la donna, il viaggio, erotica e cultura e società – che raccontano il percorso personale dell’artista. Ed è proprio la connotazione narrativa, ovvero la capacità che Malika ha di raccontare la storia che sta dietro all’immagine – e che in un certo senso la sottende – uno degli aspetti che rendono la sua arte magnetica e sensuale, come i ritratti femminili dalle labbra rosso accese e quel caratteristico neo sopra la bocca che diventa cifra stilistica e contrappunto visivo.

 

Mutuando come filo guida della sua arte il less is more di Mies van der Rohe, la Favre propone nelle sue illustrazioni colorate e dal tocco glamour, il racconto dell’eroticità femminile, dei ritratti di grandi personaggi, dei temi sociali cari al nostro presente. Lo fa con il tratto preciso e lucido dei grandi designer, facendo emergere il proprio gusto e la propria visione del mondo. Lo fa tramite un linguaggio, quello dell’illustrazione, considerato a volte minore ma in realtà molto più presente e pervasivo di quello che si possa pensare. Perché la cura del segno grafico, sia esso sull’etichetta di un prodotto di consumo, una scritta su un cartellone pubblicitario o la copertina di un libro, ha un impatto comunicativo tanto forte quanto paradossalmente poco “in vista”.

 

  

L’illustrazione, come dice la stessa Favre, da’ infatti una grandissima libertà espressiva, non pone limiti. Permette di essere didascalici nel messaggio o metaforici, ironici o criptici. Permette soprattutto di raccontare una storia, di fare emergere una prospettiva inedita, il proprio sguardo sul mondo. Nel fare tutto questo gioca un ruolo importante la scelta della palette di colori, che cambia completamente la percezione dell’immagine arrivando a modularne il significato. E che per Malika, insieme all’uso del geometrismo, rappresenta uno degli ingredienti principali delle sue illustrazioni. Quello che appare fondamentale è la riconoscibilità, la connotazione estetica del proprio lavoro che diventa cifra stilistica. Scegliere la propria grammatica, l’alfabeto che va a comporre l’immagine. E proprio perché il linguaggio dell’illustrazione non ha confini grammaticali e di comprensione, sono sempre di più anche i designer italiani che trovano spazio di espressione sulle copertine dei grandi magazine internazionali (solo per citare qualche nome occorre ricordare Emiliano Ponzi, Anna Parini e Olimpia Zagnoli ma molti sono gli artisti emergenti che si stanno facendo strada). E sempre maggiore è l’attenzione che viene data a questo tipo di arte, basti pensare ad esempi come la docu-serie Netflix Abstract-the art of design che dedicava l’episodio di apertura a un interprete dell’illustrazione contemporanea come Christoph Niemann. Lunga vita al graphic design quindi. E lunga vita a Malika Favre, interprete appassionata del suo personalissimo pezzo di mondo.

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