Il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli in visita al Cenacolo Vinciano (LaPresse)

Il Cenacolo no

Daniele Bonecchi

Il prof. Galli, assessore alla Cultura lombarda, non ci sta a quello che giudica un golpe contro l’Autonomia

Milano. Un “golpe”, addirittura, l’accorpamento del Cenacolo vinciano alla Pinacoteca di Brera, voluto dal ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli. Messo a segno “in zona Cesarini” a crisi aperta. Non usa toni sfumati, parlando col Foglio, il professor Stefano Bruno Galli, assessore lombardo all’Autonomia e alla Cultura. Anche se il punto, per molti versi, sta lì: la “crisi aperta” non è una aggravante, ma è proprio uno dei motivi scatenante. E il punto è, prima del Cenacolo, l’autonomia tradita, che da tempo ha inasprito i rapporti tra i governatori del Nord e l’esecutivo di Giuseppe Conte. Ma Galli insiste: “Un’operazione in zona Cesarini, visto che il 20 di agosto è dietro l’angolo. Un’operazione in perfetto stile Bonisoli, senza dire niente a nessuno. Era avvenuta la stessa cosa quando ha incardinato al Senato il ddl di riordino del Codice dello spettacolo e il Codice dei beni culturali e ha fatto il provvedimento di riorganizzazione del Mibac, centralizzando tutto. Bonisoli, ha palesemente violato un principio costituzionale sacrosanto: quello della leale collaborazione. Stessa cosa con questo decreto”. Quello attuativo della riforma e che tra i vari provvedimenti che diventeranno subito esecutivi accorpa il Cenacolo a Brera.

 

Il ministro ha presentato la fusione come un’operazione di largo respiro. Il Cenacolo diventerà parte integrante della Grande Brera, con la Braidense ritrovata e palazzo Citterio “rivisitato”, dopo gli errori nella recente ristrutturazione. Due istituzioni accorpate, per un unico grande museo e un bacino potenziale di ingressi che sfiorerebbe il milione. Infatti nel 2018 Brera ha registrato un aumento del 6 per cento rispetto al 2017, pari a 386.968 biglietti staccati. Il Cenacolo – complice il programma “Milano Leonardo 500”, ha chiuso l’anno con 425.751 accessi. Per Galli il punto non è però questo: “La pinacoteca di Brera, per effetto del suo patrimonio, deve andare ben oltre il milione di visitatori all’anno. E’ un vero e proprio Louvre italiano non bastano i 400 mila che oggi riesce a raggiungere. Se poi vogliamo arrivare al milione col Cenacolo e la Braidense, mi sembra un’operazione che lascia il tempo che trova. Noi dobbiamo ragionare sulla pinacoteca per superare il milione”. Secondo l’assessore alla Cultura della Lombardia, si tratta di un “gioco di prestigio”, anche perché le due strutture non hanno contiguità né punti di contatto. “Portando Cenacolo e pinacoteca sotto Brera, che è museo autonomo, le due istituzioni avranno un meccanismo di chiamata diretta, esattamente come la pinacoteca e quindi saranno gestiti direttamente dal ministero. Quella che potrebbe sembrare la concessione di un’autonomia a una istituzione culturale in realtà è una mossa fortemente centralista perché riconduce al ministro la possibilità di nomina del direttore del Cenacolo e di Brera”. E al di là delle questioni puramente “museali”, il tema dello scontro esploso il gioro prima di Ferragosto è di gestione e controllo. Dietro l’operazione di Bonisoli, per Regione Lombardia, ci sarebbe soltanto la volontà di controllare due importanti poltrone. Sottraendo al Polo museale lombardo il suo fiore all’occhiello.

   

Ma perché – chiediamo a Galli – se il suo obiettivo è una vera autonomia per Brera, non pensare davvero ad una istituzione culturale nuova, indipendente come accade a molti grandi musei mondiali, magari attraverso una Fondazione? “Ma allora bisognava dialogare con l’istituzione regionale – replica Galli – esattamente come abbiamo fatto per il museo del Design. Al tavolo infatti c’erano il comune di Milano col sindaco e il sottoscritto, su delega di Fontana. Così sarebbe stato ragionevole pensare a una fondazione, però con l’istituto regionale, se vogliamo ragionare davvero in termini di autonomia. Ma se il direttore è nominato dal ministro è un’autonomia che fa ridere”.

  

Ma c’è un’occasione unica all’orizzonte, per le istituzioni culturali della Lombardia: le Olimpiadi del 2026. “Da qui al 2026 – spiega Galli – continueremo a lavorare intensamente sulla civiltà dell’arco alpino. Voglio mettere a sistema l’offerta culturale della Valtellina, compreso il teatro sociale di Sondrio, che potrà ospitare anche le grandi produzioni, e poi spazio ai musei della valle. Vogliamo dare ai frequentatori del circuito delle nevi un’offerta culturale importante. Con la Sovraintendenza stiamo lavorando all’Accordo per la valorizzazione del sito di Naquane in Valcamonica, con le incisioni rupestri che hanno fatto nascere la rosa camuna, che ha ispirato Bob Norda nel simbolo della Regione Lombardia”. La rosa camuna fa tornare il sorriso all’assessore Galli, che però ci tiene a puntualizzare: “I beni culturali si dividono in tutela e valorizzazione. La tutela è giusto che rimanga in capo allo stato, mentre le politiche di valorizzazione è giusto che vengano regionalizzate, perché così viene tutelata la qualità”. Poi amareggiato, conclude: “Il gioco di prestigio di Bonisoli è sotto gli occhi di tutti”.

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