Newsletter delle vanità
“Air mail”, la nuova avventura editoriale di Graydon Carter
Nella lotta per inventarsi giornali camuffati da non giornali, non somiglianti insomma a quei manufatti radioattivi che nessuno tollera più neppure gratuiti, adesso arriva “Air mail”, la newsletter diretta da Graydon Carter. Settant’anni da poco compiuti, ha guidato Vanity Fair America per venticinque, diventando la cosa più simile ad Anna Wintour (per temibilità, influenza, capigliatura che resiste alle mode). Ha inventato il party post Oscar, la Hollywood Issue, l’ossessione per celebrità e politica, insomma il modello del Vanity Fair che si è amato. Adesso, l’idea di questa newsletter, nata come “l’edizione del weekend di un giornale internazionale che non esiste”, secondo le intenzioni del fondatore. Arriva nella casella della posta col mittente “Graydon Carter”, che potrebbe servire come marketing snobistico. Ma non è la trovatina di un ex direttore star, anzi è, per usare un milanesismo, “tanta roba”. Sono circa venti articoli per volta, si parla di viaggi, celebrità, stili di vita, politica, perfino di Trump (Carter, che nel suo ufficio a Vanity Fair aveva un muro con incorniciati i 49 tweet che il presidente gli ha scagliato contro negli anni, “l’unico muro che è riuscito a costruire”, vagheggiava una newsletter “ideata per un mondo Trump-free”. Non ha mantenuto la promessa). Questo nuovo mondo postale di Carter costa 50 dollari all’anno, che andranno a retribuire trentuno giornalisti, tra fissi e collaboratori, la cofondatrice Alessandra Stanley (ex New York Times), il cartoon editor Bob Mankoff (ex New Yorker); e tanti, ovviamente, ex Vanity Fair.