Stoici del mondo, unitevi!
Il revival mondiale dello stoicismo “Al primo Stoicon erano in dodici. Adesso siamo almeno in quattrocento a ogni congresso internazionale”. Fenomeno di massa in Indonesia, non ancora in Italia
Il libro si intitola Filosofi teras (La filosofia del portico). Come suggerisce il titolo, è un manuale dedicato a una dottrina
filosofica, e l’autore si chiama Henry Manampiring. La cosa curiosa è che la dottrina filosofica in questione è lo stoicismo, che il paese in cui il libro è stato pubblicato è l’Indonesia – indonesiano anche l’autore – e che, soprattutto, il testo è diventato rapidamente un bestseller. Addirittura, è stato nominato “libro dell’anno” del 2019 in Indonesia. Una corrente filosofica occidentale, antica di duemilatrecento anni e da molti considerata antesignana del cristianesimo, che diventa mainstream nel più grande paese musulmano del mondo.
La scuola stoica – in greco “scuola del Portico dipinto” –, fu fondata ad Atene intorno al 300 a.C. da un certo Zenone di Cizio, e
nel corso dei secoli successivi ha visto fra i suoi principali esponenti Epitteto (il cui celebre “Manuale” fu tradotto in Italia da
Giacomo Leopardi), e poi il mentore di Nerone, Seneca, e addirittura l’imperatore romano Marco Aurelio: proprio quel signore barbuto la cui statua equestre - in realtà una copia - svetta in Piazza del Campidoglio. Una filosofia alla cui base c’è la cosiddetta “Dicotomia del controllo”. Ovvero, l’ammonizione a concentrarsi su ciò che è in nostro potere, e non viceversa su ciò che è al di fuori del nostro controllo. E cosa è in nostro potere? Non certo gli eventi esterni, ma il nostro modo di reagirvi. “L'opinione, l'impulso, il desiderio, l'avversione”, elencava Epitteto. Fare del nostro meglio per affrontare vittoriosamente gli assalti del mondo, le avversità, le malattie, senza la pretesa che le cose andranno sempre come vogliamo noi. Lo Stoicismo, pur senza predicare il rifiuto dei beni materiali, suggerisce distacco; riconosce (come Aristotele) che l’Uomo è un “animale sociale” e anzi il suo scopo è il comune benessere (su questo punto insisteva soprattutto il politico Marco Aurelio); ma intima di
rinunciare alla velleità di “possedere” gli altri o pretendere che gli altri facciano o pensino ciò che desideriamo noi. “Atarassia”,
“imperturbabilità dell’anima”, è il termine utilizzato dagli stoici. Che non significa insensibilità al dolore (come poi il termine “stoicismo” è stato volgarizzato), ma serena sopportazione, autonomia dai beni del mondo e dall’opinione altrui. Perché “chi ha il potere di procurare o di togliere a un uomo ciò che questi desidera o non desidera è il suo padrone” (ancora Epitteto).
La ripresa di interesse per lo stoicismo è un fenomeno globale. Le sue origini risalgono al 2013 in Inghilterra, per iniziativa di un gruppo di studiosi - filosofi interessati alla terapia cognitivo-comportamentale - che si inventarono la prima Stoic week, una settimana in cui si vive secondo i dettami stoici. Ma il verbo si è poi diffuso in tutto il mondo viaggiando sui social network, sui podcast, e su Youtube. Su Facebook il gruppo coordinato da Donald Robertson (autore di “How to think like a Roman Emperor” conta 55mila iscritti; “Daily stoic”, 145mila. E ce ne sono dozzine, quasi tutti in lingua inglese, più o meno affollati. Lo stesso vale per Youtube, dove lo stoicismo viene applicato alle più varie discipline, dalla finanza alla fotografia. Ma non è stato attraverso i social o un video che lo stoicismo ha raggiunto Mr. Manampiring, che ne è l'alfiere in Indonesia e lui stesso – che già all’epoca della sua “illuminazione” era un brand e corporate strategist di successo – trasformatosi in megainfluencer su Twitter. A salvarlo (perché, racconta lui, all’epoca era caduto vittima della depressione) fu un libro finitogli provvidenzialmente tra le mani. Un saggio divulgativo pubblicato dapprima negli Stati Uniti con il titolo “How to be a stoic” e poi tradotto in diversi paesi (in Italia nel 2017 con il titolo “Come essere stoico”). L’autore è un italiano, un biologo che intorno ai quarant’anni ha scoperto lo stoicismo e oggi insegna Filosofia al City college di New York. Ogni giorno, pubblica il podcast “Stoic meditations”, in cui centellina e commenta pillole dei maestri. Il suo canale Youtube conta più di dodicimila iscritti.
“C’è in generale un aumento dell’interesse per la filosofia applicata – spiega al foglio –. Vale a dire, non per la filosofia accademica ma per quella che viene utilizzata come filosofia di vita, di giorno in giorno”. C’è, in effetti, il boom della “crescita personale”, delle morning routines per essere più produttivi a scuola e a lavoro. Ma emerge pure una richiesta più profonda di senso. “La religione – continua Pigliucci – ha cominciato a perdere fedeli di giorno in giorno, in tutto l’Occidente. E se la religione viene a mancare, la gente cerca un’alternativa per orientarsi fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Prima c’era stata una popolarità incredibile del buddhismo, una filosofia orientale a carattere pratico”. Lo stoicismo come risposta occidentale al buddhismo? “Sono due filosofie molto simili dal punto di vista dell’etica. La loro metafisica è diversa, ma quello
che ci dicono di fare si somiglia molto”. Un altro segreto del revival stoico è la nascita dei social media. “Attraverso i canali
tradizionali, giornali, riviste, eccetera, questo tentativo non avrebbe avuto successo, mentre su internet le tendenze esplodono
improvvisamente”. E in maniera insperata: “Al primo Stoicon (il congresso mondiale dello Stoicismo, ndr) erano in dodici. L’anno dopo erano duecento. Adesso siamo almeno in quattro-cinquecento ad ogni congresso internazionale. E ormai se ne conta almeno una dozzina all’anno, compreso quello principale che quest’anno si è tenuto ad Atene”.
E tutto questo grazie a internet e ai social network. Eppure proprio la rete sembra andare in direzione opposta all’atteggiamento stoico: flames, bullismo, autocommiserazione o autoesaltazione, minacce. “Tutto vero, ma forse in tanti si rivolgono allo stoicismo proprio per questo: la gente si è stancata di questo continuo insultarsi a destra e a manca. Siamo una società, bisogna che impariamo di nuovo a parlare in maniera sensata e anche a essere in disaccordo. Il fatto che siamo
in disaccordo su qualcosa non significa che tu sia una persona terribile che vada censurata”. Verrebbe quasi voglia di creare un partito stoico. Pigliucci risponde di no: “Lo stoicismo non sarà mai un partito, perché, così come il buddhismo, si tratta di una filosofiasulla crescita personale, e si può diventare una persona migliore indipendentemente dalla dottrina politica a cui si appartiene”. Una cosa è certa, tuttavia: lo Stoicismo è contro la tirannide e il fascismo. E Pigliucci ricorda che già gli stoici greci e latini contrastarono gli autocrati; spesso a prezzo della propria vita o dell’esilio. Non solo: “Una delle idee cardinali dello stoicismo è la giustizia sociale, quindi uno stoico non deve soltanto migliorare se stesso ma ha il dovere di migliorare la vita degli altri”. Quanto ai modi per farlo, conclude Pigliucci, sono diversi; e quindi, ripete, lo stoicismo non è assimilabile ad alcuna dottrina politica.
E l’Italia? Roma fu il faro dello Stoicismo maturo, con i già citati Seneca e Marco Aurelio; eppure, spulciando internet, sembra che in questa riscoperta siamo rimasti un po’ indietro. Pigliucci ammette che il suo libro sullo stoicismo è, al momento, l’unica opera simile tradotta in Italia, a parte i testi accademici e le opere classiche, ma si sforza di essere ottimista: “Pochi giorni fa sono stato a un congresso del Cicap (il Comitato italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paraormale e le Pseudoscienze) a Padova dove mi hanno chiesto di tenere una conferenza, ed è andata molto bene: c’era un sacco di gente”. Insomma, qualcosa si muove anche qui: “Sono quattro anni che insegno in una scuola estiva di Stoicismo a Roma e la prossima sarà a Giugno anche se non ho ancora le date precise. E anche il gruppo Facebook in italiano ha quasi un migliaio di aderenti”. Insomma, “gente interessata ce ne è, tocca solo convincere qualcuno a passare dall’interesse generale alla fase di organizzazione”. Come dire: stoici di tutta Italia, unitevi! Quelli di tutto il mondo lo stanno già facendo.
Universalismo individualistico