Luigi Valadier, quando Roma incantava il mondo
Fino al 2 febbraio, alla Galleria Borghese di Roma, la mostra dedicata del disegnatore, designer, orafo, argentiere e scultore in bronzo, i cui oggetti erano segni distintivi delle dimore di chi contava davvero nel 1700
Luigi Valadier, Vaso, 1775-1780 circa, marmo rosso Appennino, argento dorato, New York, The Frick Collection Courtesy The Frick Collection, New York, Purchase, 2017. Photo by Michael Bodycomb
Luigi Valadier, Le Tre Grazie sorreggenti una tazza, 1778, bronzo, bronzo dorato, granito di Assuan, alabastro fiorito, porfido egiziano Stockholm, The Royal Collections, Sweden © The Royal Court, Sweden. Photo by Alexis Daflos
Luigi Valadier, Arianna (già chiamata Cleopatra), 1778-1784, bronzo. Piedistallo: marmo bianco, bigio e cipollino, bronzo dorato, Stockholm, The Royal Collections, Sweden © The Royal Court, Sweden, Photo by Lisa Raihle Rehbäck
Giuseppe Valadier, Quattro saliere con stemma Chigi Della Rovere, 1791, argento, argento dorato, Collezione privata
Luigi Valadier, Disegno per oliera del servizio Borghese (figure femminili), 1784 circa, penna, inchiostro grigio, acquarello grigio, bruno, giallo e rosa, tracce di grafite su carta, Collezione Alessandra Di Castro, Roma Photo by Nuova Arte Grafica
Luigi Valadier, Cucchiaio del servizio Borghese 1783 circa, argento parzialmente dorato, Collezione Olivier e Desiree Berggruen Photo by Michael Bodycomb. Courtesy The Frick Collection, New York
Giuseppe Valadier e Carlo Albacini, Riduzione del Tempio di Iside a Pompei, 1805-1806, alabastro fiorito, alabastro rosa, alabastro cotognino, alabastro erborizzato, diaspro di Corsica, rosso antico, lumachella, porfido e bronzo dorato, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli © Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Museo e Real Bosco di Capodimonte
Luigi Valadier, Cofano per bottiglie (cantinetta) con lo stemma del cardinale Enrico Benedetto Stuart duca di York, ante 1788, argento dorato, Giordano Art Collections Photo by Michele Crispo – Torino
Luigi Valadier, Coppia di candelabri, 1783 circa, marmo bianco e bronzo dorato, Giordano Art Collections Photo by Michele Crispo – Torino
Bottega di Luigi Valadier, Disegno per rinfrescatoio del Servizio Borghese, 1784, penna, inchiostro grigio e bruno, acquerello grigio, bruno, rosso e verde, tracce di grafite su carta, Alberto di Castro Photo by Nuova Arte Fotografica
Luigi Valadier, Inverno (part.), Tavolo dodecagonale, 1773, porfido, bronzo dorato, giallo antico, verde antico, bianco e nero di Aquitania, legno dorato, Galleria Borghese, Roma © Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo - Galleria Borghese, Photo by Domenico Ventura
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
VALADIER Splendore nella Roma del Settecento - Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
Roma. Vi diamo subito un consiglio: fate una passeggiata a Villa Borghese - ogni momento della giornata va bene - e dirigetevi nella splendida Galleria al centro del parco. Dopo la scalinata, all’ingresso, troverete due monumentali lampade che Luigi Valadier (1726-1785) realizzò per il Santuario di Santiago di Compostela. Partirono dalla sua officina in via del Babuino nel 1764 senza mai farvi ritorno, almeno fino a oggi che sono esposte a una distanza molto ravvicinata rispetto alla loro posizione ordinaria nella mostra Valadier: splendore nella Roma del Settecento, in programma fino al 2 febbraio. Quelli e molti altri pezzi preziosi presenti anche all’interno del palazzo, testimoniano che tutto ciò che faceva quel disegnatore di talento, anche designer, orafo, argentiere e scultore in bronzo, diventava l'oggetto del desiderio in una Roma dove, a differenza di oggi, c’era il gusto, la ricchezza e l'opulenza, tutti segni distintivi delle dimore di chi contava davvero: aristocratici, nobildonne, sovrani di paesi lontani e, ovviamente, i Papi.
Questa mostra è un vero e proprio viaggio in quel mondo attraverso 87 opere esposte, non certo a caso, in uno dei posti più amati e visitati della città, visto il forte legame che Valadier (a cominciare da Giuseppe, papà di Luigi, noto architetto) aveva con il principe Marcantonio Borghese che lo coinvolse nel progetto di riconfigurazione della villa, affidato all’architetto Antonio Asprucci. Un percorso espositivo importante, un omaggio a quell’artista stimato da molti, pagato da pochi (si suicidò proprio per problemi economici gettandosi nel Tevere) che già lo scorso anno, la sofisticata e mai banale Frick Collection – la casa/museo del magnate dell’acciaio Henry Frick sulla Quinta Strada con vista su Central Park – aveva omaggiato con una mostra in cui, tra le altre cose, veniva evidenziata la sua grande bravura anche nell’usare pietre preziose, smalto, legno e vetro per creare opere uniche per i suoi nobili e facoltosi clienti. Le troverete esposte nelle sale della Galleria Borghese assieme a disegni, sculture sacre, arredi liturgici, argenti, bronzi, centrotavola, metalli dorati con marmi e pietre dure provenienti da istituzioni internazionali e da collezioni private poi raccolte da Anna Coliva, direttrice del museo e curatrice della mostra.
Per l'occasione è stato restaurato anche il bronzo del San Giovanni Battista dal Battistero San Giovanni in Fonte al Laterano, una rarità visto che per la prima volta viene esposto al di fuori della sua nicchia e visibile nelle sue parti usualmente nascoste. Troverete anche candelabri, coppie di tazze, vasi, posate e centrotavola, come quello di Caterina II di Russia. C’è persino una “cantinetta” che altro non è che un cofano per bottiglie in argento dorato con lo stemma del cardinale Enrico Benedetto Stuart, duca di York. Non mancano opere sacre, ad esempio il servizio per la messa pontificale del Cardinal Orsini da Muro Lucano, le statue di santi dall'altare della cattedrale di Monreale e riproduzioni di statue antiche che arrivano direttamente dal Louvre. In un disegno in inchiostro nero, acquerello grigio, bruno e rosa si può ammirare il vassoio che fu realizzato in argento cesellato proprio per i Borghese intorno al 1783. Imperdibile, sempre nella prima sala dopo l’ingresso, l’Erma di Bacco, bronzo parzialmente dorato, alabastro a rose, bianco e nero di Aquitania di proprietà della Galleria come a coppia di Tavoli dodecagonali e – proseguendo nelle sale – la Venere Callipigia, un bronzo che riproduce un marmo del I secolo a.C. rinvenuto presso la Domus Aurea, una copia della Venere “dalle belle natiche” che Valadier eseguì per Madame du Barry. Altro pezzo forte, l’Artemide Efesia in alabastro giallo, già appartenente alla collezione Farnese, ma poi trasportata a Napoli nel 1786 per formare il nucleo di antichità del real Museo Borbonico. Nel frattempo, resterete incantanti dai “protagonisti” assoluti e onnipresenti del museo: Il Ratto di Proserpina del Bernini come Apollo e Dafne, Enea, Anchise e Ascanio e il David oltre, ovviamente, la Paolina Borghese del Canova che vi osserveranno ipnotizzandovi con la loro bellezza. Guardando tutto questo snodarsi “dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande”, come ha spiegato la Coliva, ripercorrete la costruzione e l’evoluzione di uno stile che ha dominato l’Europa e ha fatto di Roma il centro del mondo. E vi chiederete dove sia finito e perché non c’è ancora.