Elvio Fachinelli e Cesare Musatti, di spalle, sulla terrazza di un ristorante a Roma nel 1969 (© Lisetta Carmi 1969, Collezione privata Fachinelli)

Cogliere i fatti sociali senza dare lo strizzacervelli ma con il gusto del grottesco

Alfonso Berardinelli

I diari (1963-1989) di Elvio Fachinelli, psicoanalista e aforista

Ci sono psicanalisti e psicanalisti e naturalmente può accadere che fra loro non si piacciano molto. Ho appena ricevuto, fresco di stampa, un piccolo libro di Elvio Fachinelli, “Grottesche”, uscito nella Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile ideata da Giovanni Nucci per le edizioni Italo Svevo. Dagli anni Sessanta in poi, Fachinelli (1928-1989) è stato con Giovanni Jervis uno dei più colti e intellettualmente dotati studiosi di Freud e terapeuti. Ebbi modo di conoscerli entrambi ai tempi di Quaderni piacentini, ma poi persi di vista Fachinelli, mentre l’amicizia con Jervis continuò a lungo, anche perché nel 1975 eravamo entrati entrambi nella direzione della rivista.

 

L’incontro con Fachinelli che ricordo meglio è quello nel corso del quale, mentre eravamo a pranzo con Piergiorgio Bellocchio e altri, a un certo punto mi prese da parte per chiedermi di scrivere un pamphlet contro Pasolini, assassinato pochi anni prima. Mi disse che il mito di Pasolini stava diventando dannoso per la cultura italiana come era stato negli anni Cinquanta il mito di Cesare Pavese. Fui colpito dallo strano parallelismo che Fachinelli aveva in mente e dato che avevo apprezzato Pasolini soprattutto per i suoi ultimi articoli, raccolti in “Scritti corsari” e “Lettere luterane”, gli dissi che non ero la persona più adatta a scrivere quel pamphlet. Peccato, perché mi piaceva molto L’erba voglio, la rivista fondata e scritta (molto bene) da Fachinelli con la collaborazione di Lea Melandri e Luisa Muraro. Non mi spiegavo perché Fachinelli ce l’avesse tanto con Pasolini. Ma ripensando al suo saggio del ’68 “Il desiderio dissidente”, qualcosa si può capire. Dopo aver osservato che il denominatore comune dei movimenti di protesta e rivolta giovanile era la lotta “contro la repressione e l’autoritarismo”, Fachinelli precisava che non si poteva criticare quel “desiderio dissidente di futuro” richiamando uno psicoanalitico “principio di realtà”, perché così si dava per scontato che la società e la politica come sono incarnano “ogni possibile realtà”. Pasolini aveva invece accusato gli studenti in rivolta di essere dei neoborghesi autoritari, le cui ribellioni erano in sostanza conformistiche (tesi sostenuta anche da Nicola Chiaromonte su Tempo presente).

 

Ora ho il piacere di leggere che cosa Fachinelli scriveva nel suo diario dal 1963 al 1989. Il sottotitolo di “Grottesche” è “Notizie, racconti, apparizioni” e dà subito un’idea della indefinibilità e dello spirito di questi aforismi, appunti e aneddoti. La qualità letteraria dei quali è tutta nel taglio laconico, umoristico o comico dei singoli frammenti. Come nota il curatore Dario Borso, è chiaro che Fachinelli ha in mente l’aneddotica di scritti freudiani come “Psicopatologia della vita quotidiana” e “Il motto di spirito”, ma ha preferito la forma diaristica e rapsodica delle osservazioni “dal vero” piuttosto che svilupparle e mettersi a produrre volumi di psicosociologia. Sia per lui che per Jervis, nell’applicazione del sapere psicanalitico ai fatti sociali e politici era scientificamente prudente e decente non vestire i panni del maestro di pensiero e guru di massa.

 

Per questo, lo spiccato gusto letterario di Fachinelli lo ha portato a scegliere un genere di scrittura semiprivato e semipubblico come l’aforistica annotazione di diario. Ecco qualche esempio: “In un settimanale, foto di Pio XII che seduto a busto eretto su un tronetto, ascolta musica alla radio, leggendo lo spartito; la radio, davanti a lui; dietro, dignitari in uniforme”. “Bordighisti: catacombe del comunismo. Attesa della palingenesi, mito della purezza e della violenza. Un loro oratore, mentre copre di insulti pseudoproletari i ‘preti sociali e non’, cade in continui lapsus di date e nomi. In fondo, il tempo non esiste”. “Marx nella Pléiade, o in ‘edizione rilegata in cofanetto’; Trotski in una collana con Somerset Maugham e Le plaisir des mathématiques; dischi di canti anarchici o ‘del lavoro’”. “Suora con occhiali scuri: straordinaria somiglianza col generale MacArthur, anzi: MacArthur travestito da suora. E così, in un altro caso: Stalin travestito da psicoanalista”. “All’ospedale psichiatrico, un dottore si fa lavare la macchina dai suoi pazienti. Sono contenti di farlo”. “I cavi della tv nella grotta di Betlemme, per la ripresa del Papa che celebra la messa. Qui, proprio qui eccetera. La ‘Terra Santa’ diventa un’altra cosa. Nuova religiosità”. “Incontrare uno psicoanalista ricco, nella sua casa lussuosa, e sentirsi improvvisamente paziente povero”. “Uno psicoanalista annoiato compone epigrammi e poesiole anche durante il suo lavoro. Un giorno gli viene di getto: ‘Stamattina sono andato al mercato dell’usato / mi hanno subito comprato’”.

 

Spero che non ci sia bisogno di commenti, esplicazioni sociofreudiane o lezioni di teoria su come va il mondo. E’ proprio un eccellente e autocosciente psicanalista come Fachinelli a farne a meno. Capisca chi capisce e chi ha il senso del grottesco.