Zizek, riverito Corbyn della filosofia, ha un grosso “problema con gli ebrei”
L’hegeliano della sinistra protestataria nei guai per una column
Roma. E’ il filosofo più chiacchierato da qualche anno. Il marxista sloveno che ha riverniciato la lotta di classe comunista con una patina pop, diventando l’idolo di tutti gli Occupy, da Washington a Londra. E’ Slavoj Zizek, che collabora con le maggiori testate del globo, New York Times compreso, commentando su tutto, dai mass media ai cartoni animati, e che vanta persino un Giornale internazionale di studi zizekiani. Il filosofo di Lubiana non poteva che schierarsi al fianco di Jeremy Corbyn nella contesa elettorale inglese (i due si assomigliano anche, per la barba veteromarxista, certi abiti ideologici desueti, il verbiage materialista novecentesco). E Zizek lo ha fatto con un articolo sul quotidiano inglese Independent, che gli ha attirato, come il suo beniamino politico laburista, l’accusa di antisemitismo.
In una column dal titolo già incendiario (“Non c’è conflitto fra la lotta contro l’antisemitismo e la lotta contro l’occupazione israeliana”), Zizek scrive che “il problema con gli ebrei oggi è che stanno provando a radicarsi in un luogo che è stato per migliaia di anni abitato da altre persone”. Il filosofo sloveno è molto corbyniano in questo. L’avvocato inglese Anthony Julius, che difese la storica Deborah Lipstadt da David Irving, ha detto che il portavoce di Corbyn, il giornalista Seumas Milne, ritiene che la principale questione politica in medio oriente sia il “1947”, l’anno prima della fondazione di Israele. Zizek continua definendo “eticamente disgustoso” l'intervento sul Times del rabbino capo inglese Ephraim Mirvis, che ha appena definito pericolosa una premiership corbyniana. “L’accusa di antisemitismo è sempre più rivolta a chiunque si discosti dall’establishment liberal di sinistra verso una sinistra più radicale”, scrive Zizek. “Può essere in grado di mascherare il tuo bigottismo in un linguaggio filosofico complicato, ma in definitiva è chiaro che, nonostante le sue stesse affermazioni contrarie, il suo pezzo contiene chiari esempi di antisemitismo”, ha affermato l’organizzazione HonestReporting in una nota. Dopo le polemiche, l’Independent ha sostituito la frase “the trouble with Jews today” con quella “the trouble with the settlement project today”.
Già in passato, Zizek ha flirtato con l’antisemitismo: “Nazisti e sionisti radicali condividevano un interesse comune, una sorta di ‘pulizia etnica’”. Su Russia Today, Zizek ha scritto lo scorso 25 maggio: “La sacra memoria dell’Olocausto è mobilitata per legittimare l’apartheid contro i palestinesi”. Nel libro di 440 pagine “The Parallax View”, Zizek dedica un’intera sezione al “vicolo cieco dell’anti-antisemitismo”. L’anti-antisemitismo, scrive Zizek, è uno dei pericoli più gravi che incombono sulla libertà di pensiero perché non consente di criticare duramente Israele senza essere accusato di antisemitismo. In “Defense of Lost Cause”, Zizek scrive: “Per dirla in modo succinto, l’unica vera soluzione alla ‘questione ebraica’ è la ‘soluzione finale’, perché gli ebrei… sono l’ultimo ostacolo alla ‘soluzione finale’ della storia stessa, al superamento delle divisioni”. E questo si applica anche a Israele. In un articolo per la rivista britannica New Statesman, Zizek ha spiegato che “la migliore speranza di Israele risiede in un singolo stato”. Smantellare quello ebraico. Buttarlo nel cestino della storia. Qualche settimana fa, la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha detto di non volere la morte di tutti gli ebrei israeliani, ma “solo” la distruzione della loro “entità”. Gli ayatollah hanno gettato solidi ponti nella comunità culturale europea.