Sotto la cupola di Francia, Finkielkraut attacca il “nichilismo dal volto umano”
Secondo il nuovo ordine morale, “Kundera è troppo sessista per il Nobel e Omero è un maestro di accoglienza”
Roma. Giovedì pomeriggio, l’Accademia di Francia ha tenuto la sua riunione pubblica annuale per il tradizionale “discorso sulla virtù”. Risale al 1782, quando a inaugurarlo fu Antoine-Jean-Baptiste-Robert Auget, barone di Montyon, funzionario reale imbevuto dallo spirito dell’Illuminismo. L’anno scorso, lo scrittore e critico letterario Frédéric Vitoux aveva intrapreso un’evocazione della “tartufferie” attraverso i secoli. Quest’anno il compito è toccato al filosofo Alain Finkielkraut, che ha spiegato la nascita in Europa di un “nuovo ordine morale”. Non è conservatore e neppure reazionario, ma al contrario è molto progressista. Sostenendo una “rivoluzione permanente nella socievolezza”, Finkielkraut lo chiama “nichilismo dal volto umano”. “Giudicando Philip Roth e Milan Kundera troppo sessisti per vincere il Premio Nobel ed eliminando Lolita di Nabokov da tutti i programmi universitari, questo nuovo ordine morale si vanta di non concedere più lasciapassare e sanziona i misfatti e le fantasie degli ultimi rappresentanti del sistema patriarcale”, ha spiegato Finkielkraut.
Così i musei sono oggi definiti come “luoghi inclusivi di democratizzazione”. Custodi non più di capolavori della cultura, ma “istituzioni pubbliche che intendono contribuire alla dignità umana e alla giustizia sociale, all’uguaglianza e al benessere globale”. Così La Bella Addormentata non è più risvegliata da un bacio non consensuale. Così Gauguin adesso in una mostra a Londra è chiamato “colonialista e pedofilo”. “Le opere umane sono valutate esclusivamente in termini di umanità, cioè di pari dignità delle persone”.
“Non è l’ideale ascetico a ispirare i suoi anatemi e la sua impresa di rieducazione, ma l’ideale egualitario”, ha osservato Finkielkraut. “E’ riluttante a usare la parola ‘virtù’ perché insiste assolutamente nel distinguersi dalla guerra contro la libido condotta sotto questa bandiera dai Padri della chiesa e dalla borghesia vittoriana. Non vuole liberare gli esseri umani dagli orrori del desiderio, ma il desiderio stesso dalla volontà del potere. Non condanna il peccato della carne, ma trova disuguaglianze anche nel segreto delle nicchie”.
Si tratta di un ordine morale “la cui bandiera è l’umanità e il cui nemico è la gerarchia”. Distrugge l’autorità dell’insegnante a scuola, così che “la stessa parola ‘maestro’ è scomparsa”. Tutta la letteratura viene riletta a fini ideologici: “Che si tratti di Didone ed Enea di Purcell o dell’Odissea di Omero, l’obiettivo è sempre lo stesso: superare l’esclusione, celebrare l’ospitalità, cancellare i confini, abbattere le mura della fortezza. Non c’è più favola che non includa una lezione, non c’è più creatore che non si trasformi in predicatore. Nessuna appartenenza deve essere considerata essenziale, se non l’appartenenza all’umanità”.
Si tratta di una rivoluzione permanente. “E’ una forza che non lascia nulla in piedi, che ammira solo il proprio movimento, che inghiotte l’arte nella non-arte, che livella la lingua e che devasta le relazioni interpersonali al fine di purificarle meglio da ogni tipo di alienazione”. E’ una “divorante passione democratica”. E’ causa, non vittima, dell’odio che sta generando in molti campi. E Finkielkraut conclude citando Polibio: “Nessuna civiltà lascia il posto all’aggressione esterna se non ha prima sviluppato una malattia che la rosicchia dall’interno”. Questo male è tanto più formidabile e tanto più difficile da opporvisi perché si presenta come la realizzazione del bene.