“L'Infinito” di Leopardi letto da ventidue cantautori (indovina chi)
Un video Mibact e Rai per i 200 anni della poesia
Roma. “E il naufragar m’è dolce in questo mare”: il verso, di per sé, è stampato nella memoria da quando, a scuola, si trovavano similitudini tra il destino (e lo sguardo) di Giacomo Leopardi e quello di chi, alla fine della quinta elementare, si sentiva per la prima volta non più così bambino, ma neanche così adulto, e però grande abbastanza per essere affascinato dalla storia di quel poeta di cui la maestra aveva appena raccontato la storia. E insomma “L’Infinito” di Giacomo Leopardi, la poesia più amata sui banchi e oltre, ha compiuto duecento anni e però ieri si è in qualche modo superata, se è vero che quello stesso verso, come pure i precedenti, è stato letto e recitato da ventidue grandi cantautori italiani che – anonimi e gratuitamente – hanno prestato la loro voce per fare un regalo al ragazzo di due secoli fa che, da Recanati, immaginava “interminati spazi” oltre la siepe.
E chissà se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha ricevuto, attraverso la delegazione Mibact guidata dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, una copia-anteprima del video con le ventidue voci che leggono ciascuna un verso (video firmato Rai Cultura e Direzione creativa Rai), ha riascoltato poi l’audio per capire esattamente chi ha letto cosa. Non è un gioco, ma “un’unica dichiarazione d’amore di ventidue grandi della musica alla poesia”, dice il ministro, mentre gli astanti riconoscono intanto e sicuramente la voce di Mina, Patty Pravo, Adriano Celentano, Gino Paoli, Paolo Conte e Ornella Vanoni. E quando per la seconda volta si arriva ai “sovrumani silenzi” e alla “profondissima quiete” e poi alle “morte stagioni”, sembra a un certo punto di percepire qualcosa, nell’inflessione, che porta a un timbro conosciuto (Francesco De Gregori, ma c’è anche Claudio Baglioni). Qualcuno crede di riconoscere Ivano Fossati, qualcuno Antonello Venditti, qualcuno Francesco Guccini, e a quel punto le voci donate che “fanno venire i brividi”, dice intanto il ministro, si sovrappongono alle immagini del video (visibile fino al 31 dicembre su tutti i canali Rai e su Raiplay) in cui il manoscritto de “L’Infinito” del 1819, conservato e ora in mostra alla Biblioteca Nazionale di Napoli, si muove come investito da un soffio di vento. Recanati aleggia come luogo simbolo da cui il poeta è partito, prima con l’immaginazione, poi nella realtà. E “l’ermo colle”, letto dai cantautori – chi con tono malinconico, chi con sgomento, chi con dolcezza, chi con la sospensione dell’attesa, chi con la solennità del tributo – sbarca immediatamente su Twitter (con retweet fatto da Jovanotti del messaggio di Franceschini in cui si ringraziano “i grandi della canzone d’autore italiana che hanno accettato l’invito a leggere L’Infinito di Leopardi per festeggiare il bicentenario di uno dei componimenti più celebri e popolari della nostra produzione poetica”).
E c’è chi, sui social e fuori dai social, sentendo Gino Paoli e Mina declamare Leopardi, si ritrova a pensare che da lì, chissà, possa essere arrivata l’ispirazione per scrivere e cantare “Il cielo in una stanza”, con quel soffitto che non esiste più e le pareti che è come se improvvisamente non ci fossero, e l’immensità che pervade la mente degli amanti mentre suona l’armonica. Ma c’è anche chi, sentendo Celentano, trova un pezzetto di “Infinito” anche in “Azzurro”, con quel “cercare un po’ d’Africa in giardino” e quel treno dei desideri che “nei pensieri all’incontrario va”.