Educazione sentimentale per filosofi inglesi: il sesso allo stato puro non esiste
Attrazione, desiderio, piacere. Insolite distinzioni. Come si fa a essere certi che l’attrazione per qualcuno sia esclusivamente sessuale e non comporti anche una serie di altre attrazioni e altri desideri?
Non è molto frequente il caso in cui leggendo un giornale o un settimanale si incontrano notizie che mettono in discussione le proprie più radicate idee sulla nostra vita privata, intima, emotiva, morale. Chi vuole fare un’esperienza insolita semplicemente leggendo un articolo, dovrebbe procurarsi il numero di Internazionale del 13-19 dicembre e dedicare una mezz’ora a quanto scrivono sul “Piacere oltre il sesso” (in originale “Being asexual”), Natasha McReever e Luke Brunning, due filosofi inglesi che insegnano rispettivamente all’università di Leeds e a quella di Birmingham.
I filosofi inglesi si caratterizzano quasi sempre per il loro orientamento empirico e analitico, il che vuol dire che i loro ragionamenti sono più sorprendenti per la varietà dei casi considerati che per l’originalità teorica. Alla fine, ciò che colpisce di più non è l’individuazione di quello che unisce e accomuna comportamenti e processi psicologici in relazione all’amore e al sesso, quanto piuttosto ciò che li differenzia. Ad avvantaggiarsi è perciò più una filosofia delle diversità che una filosofia della comunanza. Il paese del “common sense” è anche il paese che apprezza e difende di più le stravaganze, le bizzarrie, le varietà individuali rispetto alla norma o cosiddetta normalità. Si è normali nei modi più diversi, e questo dovrebbe incrementare la comprensione reciproca in modo da non drammatizzare le differenze, rendendole invece interessanti.
Ma l’inconveniente (se tale è), consiste nel fatto che dopo aver letto questo lungo articolo non sappiamo più varie cose che credevamo di sapere sul sesso, sull’amore, sul matrimonio, sul piacere fisico e i vari tipi di piacere, di attrazione, di desiderio. Veniamo a sapere per la prima volta, o ci viene ricordato, che può esserci “desiderio” sessuale senza “attrazione” sessuale per qualcuno e che si può provare “piacere” nel sesso senza averlo desiderato. Ma soprattutto siamo informati circa l’esistenza di un certo numero di persone (l’un per cento della popolazione) definibile come “asessuali”, o non sessuali, le quali tuttavia non sono da considerare affette da una patologia, né da giudicare come esseri moralmente superiori per la loro “purezza”.
L’asessualità è definita “assenza di attrazione sessuale per altre persone”, cosa che non esclude altre forme di attrazione, né impedisce l’eccitazione sessuale, le fantasie erotiche, la masturbazione, i rapporti sessuali o le relazioni sentimentali. In realtà (viene precisato) la condizione degli asessuali comprende anche individui “favorevoli al sesso” che si mostrano aperti “alla ricerca di modi di vivere l’attività sessuale in modo fisico o emotivo; felicità nel dare piacere sessuale piuttosto che nel riceverlo”.
L’articolo è piuttosto labirintico, credo perché la cosa di cui parla si presenta ai ricercatori tutt’altro che univoca. Ma per capire, per immaginare la condizione dell’asessuale mi sono concesso il beneficio di tradurre il problema in altri termini. Evidentemente l’analisi dei due filosofi si fonda su una serie di distinzioni insolite: fra attrazione, desiderio e piacere; fra piacere fisico, piacere emotivo e piacere sessuale. Esisterebbe secondo loro (per comodità di ricerca, immagino), qualcosa di puramente ed esclusivamente sessuale, fondato cioè solo sull’attrazione sessuale specifica per qualcun altro. Ma come si fa a essere certi che l’attrazione per qualcuno sia esclusivamente sessuale e non comporti anche una serie di altre attrazioni e altri desideri? Per esempio, attrazione estetica, psicologica, culturale, sociale, caratteriale… La cosa che i due studiosi non prendono in considerazione è forse la più importante: sono cioè le circostanze nelle quali nasce l’attrazione o è assente, nelle quali si manifesta o no il desiderio di intimità sessuale, o di altro genere di intimità (morale, politica, religiosa, ecc.).
L’attrazione, com’è noto, può essere per affinità o per contrasto: fra due scienziati o colleghi di lavoro o migranti; o invece fra individui che hanno pochissimo in comune, né ceto, né nazionalità, né fede religiosa, né convinzioni politiche, ecc. Attrazione, desiderio, piacere sessuale allo stato puro sono irreali. E questo avviene anche per altri piaceri. Non si va in vacanza o al cinema o al ristorante solo per desiderio di visitare quel luogo, vedere quel film, gustare quei piatti: ma anche per il piacere di fare qualcosa insieme a qualcuno, per uscire di casa, per oziare, per essere serviti a tavola, per stare in mezzo alla gente, per fare quello che fanno anche altri. Non c’è desiderio, piacere, attrazione, che non siano circostanziali. Il sesso allo stato puro non esiste, o non si sa che cos’è. Niente nella vita si presenta allo stato puro. Non si sa mai bene perché, come e fino a quando si è attratti da qualcosa e da qualcuno.