Spunti di conversazione
Un libro di Rachel Cusk che forse non rivoluzionerà la letteratura ma ridà il brivido di ascoltare chiacchiere altrui
Mettiamo che vi manchi la conversazione. Non “passami il sale”, non gli aperitivi via Skype, non la disputa su chi lava i piatti e passa l’aspirapolvere (da confinati, si litiga per farlo, non per non farlo). Intendiamo la conversazione degli sconosciuti, che prima era una iattura e che in tempo di quarantena cominciamo a rivalutare. Chi aveva mai chiacchierato, prima, con la cassiera del supermercato? France Inter, che tra le radio francesi è la più svelta, dopo soli due giorni di restrizioni inneggia alle cassiere, raro scambio sociale rimasto. Con lo scontrino, da sotto la mascherina qualche frase scappa.
Mettiamo che vi manchi la conversazione. E abbiate voglia di un romanzo che la fornisca a dosi massicce. Non nel senso dei dialoghi. Proprio nel senso delle conversazioni ascoltate. Tipo: un tizio si siede vicino a te su un aereo in partenza da Heathrow per la Grecia (già basta per sognare, di questi tempi). Ti chiede perché vai ad Atene, e prende a raccontare la sua vita. Nascita in una famiglia greca di armatori, scuole inglesi a sette anni, primo matrimonio precoce, divorzio, foto dei genitori estratta dal portafoglio, seconda moglie “di un’ignoranza assoluta, priva dei più elementari rudimenti di storia e geografia”.
Comincia così “Resoconto”, primo romanzo del trittico di Rachel Cusk (non è meglio così, invece del pomposo “trilogia”?), composto interamente da chiacchiere che la protagonista ascolta. Smette di parlare il tizio dell’aereo e comincia Ryan, irlandese espatriato in Grecia e insegnante alla scuola estiva: il peso, l’alcol, la ginnastica per smaltire, l’anno trascorso in America, le morose. Nella vita sarebbe un incubo, nei romanzi è un incanto: ascoltiamo storie di sconosciuti, avviluppati in una rete di voci che la scrittrice canadese rende appassionanti (un caloroso grazie alla traduttrice Anna Nadotti: la chiacchiera scorre senza ostacoli, mai un tono sbagliato).
“Transiti” — nel trittico occupa la parte mediana — comincia con una cartomante (via mail, ma sempre chiacchiere sono) e un agente immobiliare londinese (ricorda l’ex cronista sportivo, ora venditore di case, Frank Bascombe nei romanzi di Richard Ford: “Non si vende una casa, si vende una vita”). Nel terzo — “Onori” — l’orecchio narrante è di nuovo in aereo, con un ingombrante passeggero vicino. Dotato di amico pilota che osserva il gregge umano sulle low cost, cane, moglie, figlia che suona l’oboe.
Mettiamo che vi manchi la conversazione, ci sono tre romanzi di Rachel Cusk da leggere (Einaudi, ebook). Affascinanti quanto sprovvisti di trama: ogni regola ha la sua eccezione, chi è davvero bravo può fare quel che gli pare (vale sempre l’elementare norma di sicurezza, per il nostro benessere di lettori: “Non rifatelo a casa”, in quel tentativo di romanzo che non decolla). Non ascoltate chi considera il trittico Cusk una bomba che cambierà i connotati alla letteratura. Il romanzo ne ha passate tante, incassa e torna come nuovo. Questi garantiscono l’antico brivido che proviamo nell’orecchiare le conversazioni altrui.
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