Roma. “Il terrore causato da questo virus cinese occupa tutte le notizie”. Bastava questo alla column sul País del grande scrittore peruviano e premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa per farne un caso internazionale. Anche senza l’altro affondo: “Nessuno sembra accorgersi che nulla di tutto ciò avrebbe potuto accadere nel mondo se la Cina fosse stata un paese libero e democratico e non la dittatura che è. Un medico prestigioso, forse diversi, hanno scoperto questo virus con largo anticipo, ma invece di prendere le giuste contromisure, il governo ha cercato di nascondere la notizia, ha messo a tacere quella voce e ha cercato di impedire che si diffondesse, come fanno tutte le dittature. Quindi, come a Chernobyl, è stato perso molto tempo”. Poi Vargas Llosa attacca “quegli sciocchi che credono che la Cina, cioè il libero mercato con una dittatura politica, sia un buon modello. Non esiste una cosa del genere: quello che è accaduto con il coronavirus dovrebbe aprire gli occhi al cieco. Il progresso è mutilato finché non accompagnato dalla libertà”.
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