Il progetto Bookcoin ricorda che un libro per l'infanzia è la cosa più seria che c'è
Battere moneta da spendere in libreria. Gesti forti ma concreti
Quanto costa questa pasta? – Due tirate d’orecchi”, scrive Gianni Rodari in una delle più ipnotiche tra le Favole al telefono (libro tornato di moda in tempi di virus e genitori separati, tra l’altro) ovvero A inventare numeri. Ci penso mentre guardo la faccia di Rodari su una delle banconote disegnate da Ivan Canu per il progetto Bookcoin, nato da Alir, associazione di librerie indipendenti per ragazzi, e dall’accademia Drosselmeier, storica scuola per librai e centro studi di letteratura per l’infanzia.
L’idea che si possa battere moneta imprimendoci su tipi come Rodari, Roald Dahl e Astrid Lindgren mi mette subito di buonumore, tanto più che questi bigliettoni saranno innanzitutto buoni regalo per libri, quella merce intorno alla quale andiamo parlando da settimane senza venirne a capo, con presupposti spesso tutti sbagliati, a partire da una simbolizzazione inconcludente, se non mortifera, che fingendo di considerarli un bene necessario li depotenzia e non li sostiene nei fatti. Così, mentre si discute della riapertura delle librerie e, purtroppo molto meno, dei non semplici e differenziati problemi dei librai, una proposta originale arriva dal settore che da decenni tiene in piedi l’editoria. Innanzitutto, le persone in libreria bisogna portarcele, e i bambini devono avere voglia di frequentarla e sentirla come uno spazio tutto per loro, devono essere loro a trascinare i genitori. Devono sentirsi protagonisti e autonomi in ogni momento nella scelta e anche nell’acquisto del libro, e non trattati come qualcuno da accontentare e sedare, magari sbuffando per il tempo perso. Katherine Rundell, in un libro pubblicato da Rizzoli e intitolato Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio, ha scritto: “I libri per ragazzi sono espressamente scritti per essere letti da una parte della società priva di potere economico e politico. Persone che non dispongono di denaro, che non votano; che non controllano il lavoro, il capitale, le istituzioni statali; che si muovono nel mondo consapevoli della propria vulnerabilità”. Nelle librerie che aderiranno al progetto Bookcoin, questa parte di società potrà pagare da sola e, anziché aspettare che il genitore apra il portafoglio, tirar fuori i soldi e fare da sé anche se alla cassa nemmeno ci arriva con il mento: sarà un gesto allegorico, certo, ma forte e luminoso. Intanto, gli adulti, nel maneggiare la moneta dei bambini, una moneta che reca impressa la faccia degli scrittori che hanno fatto grande la loro letteratura, saranno obbligati a ricordare in ogni momento che un libro per l’infanzia è la cosa più seria che c’è (e magari ricevere il resto in rodariane tirate d’orecchi, per tutte le volte che l’hanno dimenticato).
“C’è un paese agli ultimi posti per la lettura in Europa. C’è un divario nord-sud da colmare. Bisogna investire sui piccoli (anche se non votano) perché sono la sola possibilità che abbiamo perché il paese torni a essere più forte, più giusto”, dice il progetto, e, partendo dalla semplice idea dei buoni-libro, si estende ad aiuti, prestiti, doni, e chiede di partecipare a nuove librerie. E’ un progetto che ha uno sguardo sul futuro necessario affinché il sostegno a questo strano, invisibile, indispensabile mondo sia pensato in termini vivi, di investimento, e non di stampella, come fosse sempre qualcosa di agonizzante. Dunque, i Bookcoin prevedono una fondazione, un comitato, un Children’s Laureate, ovvero un incarico, su modello di quanto già accade in Inghilterra, dato per due anni a uno scrittore o un illustratore, che farà un passo diverso rispetto al raccontare storie e dirà a tutti come i libri per ragazzi possono davvero cambiare la vita (nel Regno Unito, l’incarico l’hanno avuto, fra gli altri, Michael Morpurgo, Quentin Blake, Jacqueline Wilson). Per il momento, i librai possono seguire il sito di Alir e seguire questo progetto in divenire, mentre tutti speriamo di avere presto in tasca una di quelle monetine utili a trasformare il mondo in una fabbrica di cioccolato o in un albero cavo delle limonate, a seconda della banconota che ci potremo permettere.