Sono pochi gli scaffali delle celebrità che mettono voglia di un tè letterario
Intanto, chi annusa i libri metta il naso dentro la mascherina
Il naso, il naso! Il naso deve stare dentro la mascherina, mica fuori (si capisce che eravate distratti alla lezione di “corpo umano” – si chiama ancora così? – quando spiegavano la respirazione). Il naso deve stare dentro la mascherina anche in libreria, dispiace per chi ha l’abitudine di annusare i libri. Noi non l’abbiamo mai fatto, mica son foglie di tè per l’infuso, ma l’abbiamo sentito dire tante volte, e da tante persone, che se non è vero è una diffusa leggenda metropolitana.
Il naso deve stare dentro la mascherina anche in libreria, e invece sul nuovo sito ilLibraio.it (online da ieri) troviamo la fotografia di un signore con gli occhiali modello Salvini: la mascherina che gli copre la bocca e nulla più. In mano, ha un libro del genere non annusabile – neanche prima del virus. A guardare bene e a lavorare di memoria (la foto non è perfettamente a fuoco) trattasi di romanzo Einaudi con copertina rigida, che arriva sui banconi accuratamente cellofanato e impedisce di curiosare a pagina 69. Aguzzando ancora più gli occhi, e puntando sull’esperienza, dovrebbe essere “Macchine come me” di Ian McEwan.
Nessuno va su un sito che promuove libri per imparare come si mette la mascherina. Però un po’ d’attenzione ai dettagli – da parte della parte migliore del paese, che legge, si informa e non si lasca ammaliare dalle sirene del fugace divertimento – non guasterebbe. Soprattutto in una pagina che promuove letture abbinate. Vale a dire: scienziati che spiegano la pandemia e scrittori che raccontano come l’hanno vissuta. E già che siamo in tema, un interessante confronto. Mentre in Italia era scoccato finalmente il tempo per leggere, Joël Dicker – il suo ultimo romanzo “L’enigma della camera 622” uscirà a giugno, La Nave di Teseo – racconta a France Inter di non aver letto in questi mesi neanche una riga. La testa era altrove.
L’esperienza nel riconoscere i titoli viene dall’aver letto “Un po’ di testa non guasta” di Nicholson Baker. In un saggio confessava di scrutare con la lente le foto sui giornali, per capire se i libri erano veri, o roba finta comprata a metro. Quelli veri sono perlopiù in disordine, poco allineati e men che mai con le copertine ordinate per colore (quelli servono per Instagram). Ricordiamo un’intervista fatta a Enrico Vanzina da Stefania Carini: vorremmo tutti i fermo immagine, per decifrare con calma i titoli. Sembravano appetitosi.
In un articolo recente, il New York Times esamina gli scaffali delle celebrità: Anna Wintour, Amy Poehler, la signora dei gorilla Jane Goodall. Paul Rudd (socio in comicità di Judd Apatow) è l’unico che mette voglia di un tè letterario, per il romanzo di Thomas Hardy “Jude l’oscuro” inquadrato dietro di lui. (Precipitarsi, se ancora vi sfugge, per scoprire quanto è bravo e audace lo scrittore: in un altro suo romanzo, un marito ubriaco cede la moglie al miglior offerente). Cate Blanchett ha i venti volumi dell’Oxford English Dictionary. Copertina bel verde scuro, non sembrano consumati dall’uso.