Giulio Giorello (foto LaPresse)

Giulio Giorello, il libero

Francesco M. Cataluccio

Pensava e scriveva senza tante preoccupazioni per la disciplina accademica e la correttezza politica

Giulio era un uomo libero che pensava e scriveva senza tante preoccupazioni per la disciplina accademica e la correttezza politica. È interessante che da un maestro, rigoroso e dogmatico come Ludovico Geymonat, siano venuti fuori allievi così sbarazzini e anticonformisti come Giulio Giorello e Marco Mondadori (che morì troppo presto, nel 1999, lasciandolo orfano di un “complice”). Loro erano una coppia di amici assai fuori del comune, uniti dal forte legame con la filosofa della scienza Simona Morini.

 

Nel 1981 curarono assieme l'edizione italiana di Sulla libertà (1859) di John Stuart Mill, che rappresentava bene la loro visione del mondo. Li conobbi nel 1967 quando, alla Bruno Mondadori, pubblicammo Logica di Marco Mondadori e Marcello D’Agostino. Un manuale dall'approccio assolutamente innovativo. Anche se Giorello non lo firmò, intervenne in tutta la fase di preparazione e, soprattutto, nella scelta della copertina dove si impuntò facendone una “pericolosa” questione di principio. In copertina, secondo lui (grande appassionato di fumetti), doveva starci una vignetta con Topolino e Pippo. Noi eravamo molto imbarazzati perché temevamo le ire degli “accademici”. La Disney ci chiese una cifra esorbitante per i diritti di riproduzione e, sospettosa, volle sapere anche se il libro rispettava il loro “codice etico statunitenze”. Iniziò una corrispondenza dalla quale non se ne veniva fuori e Marco sosteneva che bisognava assolutamente dar retta a Giulio. Alla fine Giulio scrisse di sua mano una lettera (della quale ignoro il contenuto): ottenemmo in due giorni il permesso e gratuitamente.

 

Continuammo poi a frequentarci: Giulio era curioso di tutto, un vulcano di idee. Scoprimmo che ci accomunava, oltre alla Filosofia, la passione per l’Irlanda. Era uno sfegatato partigiano della causa dell’indipendenza irlandese. Ma anche dei nativi americani e di tutti coloro che erano stati oppressi e si ribellavano. Le sue convinzioni erano appassionate ma, essendo un partigiano della libertà, riteneva che gli altri avessero diritto al rispetto. Era ateo convinto, ma sosteneva: “Sono un tipo particolare di ateo cui non interessa più prevalere sulla pelle (sulla mente, sulla carne) di chi crede. Ringrazio Carlo Maria Martini per avere purificato il mio ateismo da questa tentazione”.

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