Dovrebbe essere ormai noto a tutti sulle due sponde dell’Atlantico – se solo si leggessero i libri e non soltanto i titoli, come ben scrive Guido Vitiello – che Voltaire era un feroce antisemita e voleva schiacciare come infami i suoi nemici. Continuare distrattamente a farne un simbolo astratto di equanime tolleranza non è un’operazione innocente. Del resto anche il Primo emendamento, nel paese che cercava un’altra tolleranza, venne alla luce dopo il parto di una guerra civile. Rinunciare a schiacciare i propri infami non è mai un pranzo di gala.
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