Alle Scuderie del Quirinale si elogia lo show museale di Chiara Ferragni
"Non ci vedo nulla di strano. Intercettare un nuovo pubblico mi sembra utile e importante". Il presidente di Ales commenta il caso dell'influencer in posa agli Uffizi di fronte alla Venere di Botticelli
Roma. “Sinceramente non ci vedo nulla di strano”, dice Mario De Simoni, presidente e ad di Ales-Scuderie del Quirinale. Nulla di strano di fronte al fatto che Chiara Ferragni posi agli Uffizi di fronte alla Venere di Botticelli, in pantaloncini corti e con quel suo sorriso da influencer con venti milioni di follower. Facciamo un passo indietro: si parla di musei mediatici, di gallerie da mediatizzare, di media da acculturare. Di contemporaneo e antico, trash e non trash, mescolanza e dialogo tra epoche, generi e persone. E il dubbio – la cultura con la C maiuscola deve mantenere sempre e comunque un'aura d'élite o comunque di non commistione con altre culture o sottoculture oppure no? – serpeggia da tempo. Vedi due anni fa, quando Jay Z e Beyoncé hanno girato un video davanti alla Gioconda, vedi ora il cantante Mahmood con video dal Museo Egizio di Torino. Tanto più prende forma adesso, il dubbio, vista la vicenda che fa da casus belli. Personaggi e interpreti: Chiara Ferragni, influencer suddetta, nonché moglie del rapper Fedez. Eike Schmidt, direttore del Museo degli Uffizi. La Venere di Botticelli (non serve presentazione). Tomaso Montanari, prof alfiere dei “beni comuni”. Il popolo del web (e affini, compreso Fedez, che difende Chiara). Dario Nardella, sindaco di Firenze, che pure non trova ragione al fatto che Chiara e gli Uffizi vengano attaccati per sospetta iconoclastia.
Succede dunque, in un giorno di mezza estate, che Ferragni si rechi a Firenze, nel museo più famoso della città, e che venga fotografata davanti al famoso quadro, e poi postata su Instagram sull'account del museo stesso, con immediato effetto “trend topic” ma anche con coda di polemiche, per via dell'immagine – la sua – ma anche per via delle parole comparse nel post targato Uffizi: “I canoni estetici cambiano nel corso dei secoli. L’ideale femminile della donna con i capelli biondi e la pelle diafana è un tipico ideale in voga nel Rinascimento. Magistralmente espresso alla fine del Quattrocento da Sandro Botticelli nella Nascita di Venere attraverso il volto probabilmente identificato con quello della bellissima Simonetta Vespucci, sua contemporanea. (…) Ai giorni nostri l’italiana Chiara Ferragni, nata a Cremona, incarna un mito per milioni di followers, una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social. (…) Un fenomeno sociologico che raccoglie milioni di seguaci in tutto il mondo, fotografando un’istantanea del nostro tempo”.
Si può dire? Si può fare? “Immondizia”, è stato il giudizio di Montanari, convinto che la colpa non sia della Ferragni, “che fa il suo lavoro”, ma “della direzione degli Uffizi, che invece non lo fa”. E già era insorto a inizio anno, Montanari, allora membro del comitato scientifico degli Uffizi, contro Schmidt, quando uno dei quadri simbolo di Raffaello, il ritratto di Leone X, era stato prestato alle Scuderie del Quirinale per la mostra ancora in corso. Risposta di Schmidt ai tempi del prestito: il comitato è politicizzato, la polemica è strumentale. Risposta di Schmidt oggi: “Contro Ferragni snobismo e maschilismo”.
“Mi pare influisca negativamente il fatto che Ferragni sia una giovane donna, legata al mondo dello spettacolo”, dice De Simoni. Che ribadisce: “Io davvero non ci vedo nulla di strano. Anzi. In questo frangente mi viene in mente il grande Leonard Bernstein, il giorno in cui, in concerto a New York – un concerto sponsorizzato da un'azienda, quindi con un pubblico diverso da quello abituato alle sinfonie dei grandi compositori – al termine del primo movimento sentì scattare un applauso. Fermo restando che nell'Ottocento l'applauso a scena aperta era consuetudine, Bernstein in quell'occasione diede a chi derideva quel pubblico neofita una risposta indimenticabile: ogni volta che sento un applauso sono contento, vuol dire che abbiamo conquistato un nuovo ascoltatore”. E oggi, dice De Simoni, “intercettare un nuovo pubblico mi sembra utile e importante. C'è questa voglia di fare il Grand Tour tra monumenti deserti, e c'è il nostro dovere civile di garantire la massima accessibilità e condizioni agevolate di fruizione. Noi ci stiamo provando, e vedo positivamente l'avvicinamento di nuovi pubblici alla cultura, anche per vie non tradizionali”. Chiara Ferragni, intanto, guarda e passa: c'è stato un boom di visitatori agli Uffizi nel weekend.