Da Cenerentola a Carolina Invernizio, epopea di quei libri scritti da donne e destinati quasi esclusivamente alle donne. Ora li scrivono anche gli uomini. E si vendono, eccome
Incominciamo dal nome: chiamare rosa i romanzi d’amore è una prerogativa esclusivamente italiana”, si legge in un agile libretto, molto interessante, pubblicato dalla casa editrice Graphe (Breve storia della letteratura rosa, di Patrizia Violi). L’autrice, giornalista, comincia il suo compendio ricordando che la mania di affibbiare un colore ai generi è tutta nostra, a partire dal giallo, che viene dalle copertine della storica collana Mondadori – curioso caso di estensione del nome dalla parte al tutto. Qualcosa di simile si ripete nella storia della letteratura per signorine, ma a differenza che per i romanzi di investigazione, spiega Violi, non è mai esistita una copertina rosa; la sua ipotesi è che la scelta sia ricaduta sul nome del fiore “sinonimo di amore e passione. La rosa è simbolo di romanticismo, ma è anche la tonalità femminile per eccellenza, assegnata alle bambine e (fino a qualche decennio fa) rigorosamente vietata ai maschi”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE