Un viaggio, una vita nel paese degli altri, è l’avventura di Mathilde, alsaziana libera e ribelle che segue per amore, nel Marocco profondo, il suo bel Amin, ombroso, ancestrale, impulsivo. Il nuovo libro della scrittrice premio Goncourt Leila Slimani si intitola così, Il Paese degli altri, il primo di una trilogia, ed è edito per la prima volta in Italia dalla nave di Teseo. Come ci ha abituato Slimani, è un’occasione per indagare sull’incontro di due mondi, oltre i cliché. Il Marocco ci appare vitale, bagnato dal sole, feroce. Ma poi il romanzo ci conduce oltre il Marocco letterario nella sua natura più vera. “Quando lascia l’Alsazia, Mathilde ha una visione molto romantica e idealizzata del Marocco. Come molte persone di quel tempo, immaginava il mondo delle colonie come uno spazio di avventura e piacere, un luogo immerso nel sole dove poteva avere una vita facile. Scoprirà invece una terra arida e dura. Un paese sotto il dominio coloniale e in cui le relazioni tra i popoli e tra i sessi sono molto violente”, dice in questa intervista al Foglio Leila Slimani.
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