La sua vera battaglia non è con Ettore, ma con Odisseo. Due eroi con gli stessi sentimenti, ma che guardano alla vita in modo opposto
No, non perdiamo mai la speranza che le cose possano cambiare. Ogni volta che rileggiamo un capolavoro, per quanto ne conosciamo a memoria gli snodi e la trama, torniamo spettatori puri e speriamo che le cose vadano in modo diverso. E’ il potere della grande letteratura: quello di farci credere nella vita, nelle sue infinite possibilità. Ogni volta speriamo che Anna e Vronskij possano essere davvero felici, speriamo che Madame Bovary trovi l’amore, che Andrej Bolkonskij non muoia, che Don Chisciotte continui senza fine le sue peregrinazioni. Come Matteo Nucci, speriamo che Odisseo (così si chiamava in greco Ulisse) possa fermarsi sulla spiaggia dove il fiume si getta in mare e la bellissima Nausicaa, figlia di Alcinoo, è arrivata a giocare con le amiche. Odisseo si fa largo tra gli arbusti, avanza come un leone, sicuro ed elegante nonostante abbia l’aspetto del naufrago. Le ragazze fuggono, tranne Nausicaa che in un attimo ha visto in lui il futuro marito di cui un sogno l’aveva avvertita. Potrebbe essere un incontro d’amore perfetto, invece è come se l’eroe non si accorgesse dello splendore della pelle, della grazia della ragazza. Pensa solo a conquistarne la fiducia per ricevere vesti e suggerimenti adeguati per arrivare in città.
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