Roma. Aveva tutte le caratteristiche per diventare la perfetta candidata alla cancel culture: scrittrice bianca scomparsa nel 1964, cattolica, abitava in una grande tenuta nella Georgia assieme ai suoi splendidi pavoni, conservatrice con quella tipica angoscia e il sapore forte della verità del sud degli Stati Uniti, comune a tanti scrittori, come Walker Percy. E così, Flannery O’Connor è stata cancellata, ma dalla propria “famiglia”. La Loyola University nel Maryland, università gesuita, ha annunciato di aver cambiato il nome della Flannery O’Connor Hall dopo le accuse di razzismo dovute ad alcune sue lettere private (ad aprire il processo alla memoria della grande scrittrice ci aveva pensato il New Yorker un mese fa). “La cosa più terribile per me, da cattolica, è che il capo di questa istituzione, la Loyola, sia un prete cattolico e che lasci abbattere le scrittrici cattoliche, significa che lasceranno abbattere anche la nostra fede”, dice al Foglio Siobhan Nash-Marshall, docente di Filosofia al Manhattanville College di New York e autrice del volume per Guerini Associati “I peccati dei padri” sul genocidio armeno e le responsabilità europee, e che ha firmato un appello accademico a difesa di Flannery O’Connor.
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