La “Guida dello straniero alle acque di Wiesbaden”, pubblicata nel 1835, ovviamente in francese, è un libretto che oggi può far vibrare soltanto qualche bibliofilo demente. Eppure reca una squillante forza evocativa. Al suo tempo, da “quelli della buona società” la guida doveva essere consultata con goloso fervore. Pagine che esortavano a correre, senza indugio, alle rinomate “città d’acqua” dove, grazie alle salvifiche terme, ogni male fisico si sarebbe placato e ogni disturbo e doglia, dalle turbolenze intestinali alle scrofole, svanito per incanto. Era un’epoca di incertezze, turbata da strane paure, sapientemente diffuse da untori della parola, cui facevano ottimistico controcanto superbi Dulcamara dalla loquace ciarlataneria che esaltavano elisir capaci di liberare da ogni disturbo del fisico e dell’anima. Esortazioni di sapienti influencer propalanti la fissazione per il benessere: su tutto contava l’aspetto esteriore onde apparire gagliardi e “giusti” ai concorsi estetici degli sguardi altrui. Con esortazioni a correre verso luoghi di acque miracolose: moda che proruppe per l’Europa lungo l’Ottocento. Va be’, come ognun sa, lo sguazzo dell’umanità alle terme prosperò fin dall’antichità, ma il massimo splendore dell’acquorea moda fu vissuto nell’ottocentesco Gran Secolo tra le sontuose e un po’ mortifere architetture delle mitizzate Wiesbaden, o le boemiche giaciture di Karlsbad e Marienbad dove sgorgavano acque allo zolfo. Senza dimenticare Baden-Baden, allora “capitale estiva dell’Europa”. Si narravano stupori per far sognare e far correre tutti i belinoni – traslato e libera interpretazione come si direbbe oggi di community di follower – sempre pronti ad accodarsi al pifferaio di Hamelin. Con la promessa di immense godurie, guarigioni da ogni male, estranianti esaltazioni. Chi si sarebbe negato il piacere di mischiarsi nelle acquoree movide? E sentirsi partecipi di un universo affollato di teste coronate autentiche o supposte, risultato di ogni risma di parentali incroci di sangue e di tasca. Partecipare alla stagione termale era promessa di assistere dal palcoscenico, appunto dalla parte degli interpreti, a un esaltante Ballo Exelsior dagli effluvi solforosi. Guatando d’invidia, ma anche di autoconsiderazione, magari un poco discosti durante le bagnature promisque, appostati all’ombra di un cartello che invitava gli ospiti a non fare pipì nelle piscine.
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