Essere o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine”, Amleto è al centro del palco sotto un lampadario di cristalli di ghiaccio. E’ una scena nuda quella creata dal grande regista lituano Eimuntas Nekrošius. Nuda, fredda, disperata. Amleto è solo. E’ l’uomo più solo del mondo, stretto nell’eterno dilemma, mentre sopra di lui il grande lampadario si scioglie: gli cade addosso goccia dopo goccia, pronto a rendersi evanescente, fantasma di se stesso. E, mentre i cristalli di ghiaccio gocciolano, sciolgono la camicia di carta che Amleto indossa, rendendo eterna e contemporanea la caducità e la natura effimera della vita umana. Il ghiaccio, sì, e il suo fascino immenso. Nulla è così grandioso, spettacolare, e apparentemente invincibile come il ghiaccio. Nulla è così transitorio.
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