A metà del secolo, tre autori di lingua tedesca immaginano una nuova visione della libertà individuale. Il socialismo non è poi così diverso dal nazismo. L’interventismo statale e una riflessione sui tempi che stiamo vivendo
Settantacinque anni fa usciva La società aperta e i suoi nemici di Karl Popper. Appena un anno prima erano stati pubblicati La via della schiavitù di Friedrich von Hayek e Lo Stato onnipotente di Ludwig von Mises. Sono libri che offrono una verità scomoda: l’alleato sovietico, indispensabile per vincere la guerra, ha tratti comuni col nemico nazista. Per anni, questa verità apparirà tale solo a piccoli grumi di elettorato conservatore e verrà considerata alla stregua di mera propaganda dal grosso degli intellettuali occidentali. Così si spiega la scarsa fortuna dei tre autori in molti Paesi, incluso il nostro.
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