Palestrati, tatuati, alla moda, violenti. Lo scrittore che ha raccontato meglio la periferia romana di questi anni fa un ritratto dei killer di Willy: “Non chiamateli mostri”
Intanto non chiamiamoli mostri”. Walter Siti, lo scrittore che con più cognizione (del dolore, anche, ovvio) ha raccontato la periferia romana di questi anni, mischiata alla società dello spettacolo tra grandi fratelli e borgate, non abita più qui, cioè a Roma. Lo scrittore di “Il contagio”, “Troppi paradisi”, “Resistere non serve a niente”, abita da otto anni a Milano. Ha dato. I fatti di Colleferro, l’ammazzamento del ventunenne Willy da parte dei palestrati fascistoidi, li ha seguiti dai giornali e dalle tv. “Intanto escludo che siano mostri. Non mi piace la parola ma neanche il concetto”, dice Siti al telefono. “In ognuno c’è il bene e c’è il male. C’è un’indagine in corso. Quindi vediamo come andranno le indagini. Io poi non ne so molto”, dice Siti, ma intanto arriva una lettura informata, più delle tante che si sentono in questi giorni, quelle della “alienazione delle periferie” contro “la Roma-bene”.
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