Nel 1944 ci fu uno scienziato, un geniale ebreo polacco, che si rifiutò per ragioni morali, unico tra i suoi colleghi, di continuare a lavorare al progetto della bomba atomica. Si chiamava Józef Rotblat ed era nato nel 1908 a Varsavia, in via Mila 64, nel quartiere di Wilanów. Poco più in là, al numero 18, alla fine della rivolta del Ghetto di Varsavia, nel maggio del 1943, vi si nascosero, e poi trovarono la morte, numerosi combattenti della Organizzazione ebraica di combattimento (Zob), incluso il loro comandante Mordechaj Anielewicz. Prima di arrendersi e lasciare il bunker dove si erano rifugiati molti si tolsero la vita: tra questi un parente di Józef, Lutek Rotblat, che prima sparò alla madre Miriam (a questa drammatica vicenda lo scrittore Leon Uris ha dedicato, nel 1961, il romanzo “Mila 18”). Figlio di un modesto impiegato, Józef frequentò la scuola religiosa ebraica (cheder) ma la abbandonò presto e si mise a fare l’elettricista. Nel 1928 però iniziò a studiare fisica nella “Libera Università Polacca” (Wolna Wszechnica Polska), considerata progressista e non antisemita, che non necessitava della maturità (che Rotblat prese soltanto nel 1931). Là ebbe la possibilità di studiare con il celebre fisico Ludwik Wertenstein che lo chiamò a collaborare con il suo Istituto di Radiologia dove si facevano pionieristici studi sulla radioattività (nella tradizione della scienziata premio Nobel Maria Salomea Sklodowska, meglio conosciuta come Marie Curie, scopritrice delle proprietà del Radio e di un nuovo elemento che, in omaggio alla sua madrepatria, chiamò Polonio). Rotblat, nel 1938, si addottorò in Fisica all’Università di Varsavia con uno studio sui Neutrini che fu subito pubblicato nella prestigiosa rivista Nature. Per questo fu chiamato, nel 1939, a proseguire le sue ricerche all’Università di Liverpool, sotto la guida del fisico britannico James Chadwick (premio Nobel nel 1935 per aver scoperto il Neutrone). Ma rimase là poco. Temendo lo scoppio della guerra, Rotblat tornò a Varsavia per riportare con sé in Inghilterra la moglie Tola Grin. A causa di un’operazione di appendicite lei non potette mettersi in viaggio e Rotblat, il 31 agosto del 1939, tornò da solo a Liverpool. Nel 1940 Tola non riuscì a partire per l’Italia, da dove sarebbe voluta fuggire in Inghilterra: fu rinchiusa nel Ghetto di Lublino assieme ad altri sei membri della famiglia Rotblat. Tola venne uccisa, nell’aprile del 1942, nel campo di sterminio di Belzec o, secondo un’altra versione, per strada durante la liquidazione del Ghetto (gli altri membri della famiglia Rotblat, trasferiti nel Ghetto di Varsavia, nell’estate del 1942, corrompendo una guardia, riuscirono a fuggire e a nascondersi, vicino a Otwock, fino all’arrivo delle truppe sovietiche). Nel frattempo Józef tentò di arruolarsi nella Raf per poter volare a salvare la moglie, ma non lo accettarono. Seppe della sua morte soltanto a guerra finita.
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