Il grande romanzo del divorzio europeo, l'ostilità alla cancel culture, il sollievo per la caduta di Corbyn ("potrò presto tornare a votare per il Labour"). Intervista allo scrittore gallese
Londra. L’ultimo romanzo di Ken Follett è ambientato nel 997 d.C., un’epoca in cui l’Inghilterra era schiacciata dall’oppressione della Corona e minacciata dalle invasioni di vichinghi e normanni. Tre anni fa, quando lo scrittore gallese ha iniziato il lavoro di ricerca per il libro Fu sera e fu mattina (Mondadori, in uscita il 15 settembre), non poteva immaginare che molti dei temi da lui affrontati sarebbero diventati di grande attualità. “Nel testo ho descritto il conflitto tra chi voleva che la Gran Bretagna fosse governata attraverso lo stato diritto e chi invece preferiva le vecchie maniere”, spiega Follett in un colloquio con Il Foglio. Proprio in questi giorni il governo britannico ha proposto una legge che viola parte dell’accordo negoziato con l’Unione europea lo scorso novembre. “Pensavo che il tema dello stato di diritto fosse stato risolto nel Medioevo - spiega l’autore con incredulità - Invece negli ultimi anni molti governi, tra cui quello polacco, britannico e americano, hanno violato apertamente questo principio”.
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