"Banksy ha scelto di rimanere anonimo e di dipingere graffiti su proprietà di altre persone senza il loro permesso, piuttosto che dipingerli su tele di sua proprietà. Va sottolineato che non può essere identificato come il proprietario indiscutibile di tali opere in quanto la sua identità è nascosta”. Il linguaggio è lapidario, le motivazioni indiscutibili, le reazioni eclatanti. Con queste parole l’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) sentenzia qualcosa di lapalissiano: Banksy, l’anonimo più esposto del nostro tempo, perde qualcosa che non ha mai avuto, il diritto al copyright. Una storia fatta di ovvietà che diventano magicamente paradossali data la notorietà del personaggio, la sua inclinazione verso la strategia comunicativa e una perversione morettiana nei confronti della celebrità: mi si nota di più se mi mostro sempre o se non mi mostro mai?
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