"Né la colonizzazione né la schiavitù hanno arricchito l’occidente”. Sul settimanale Le Point ad andare contro l’attuale vulgata non è il solito editorialista bianco conservatore, ma Ferghane Azihari, famiglia delle Comore, saggista liberale di colore figlio dell’immigrazione, membro dell’Académie libre des sciences humaines, che ha contribuito al progetto culturale del Mises Institute, editorialista del Monde, L’Opinion e Les Echos, e che a differenza di tutti gli “indigenisti” che proliferano oggi in Francia non ci sta a giocare la parte del buon selvaggio roussoviano. “Il senso di orgoglio comunitario mi sembra stupido quanto il senso di colpa” dice Azihari al Foglio. “In entrambi i casi, le persone sono accusate di crimini o successi in cui non hanno avuto parte. La sensazione che mi si adatta meglio è quella di essere fortunato. Ho la fortuna di appartenere a una civiltà che se ha, come ogni società, i propri lati oscuri, ha anche lati positivi. L’occidente è il luogo di nascita di idee come libertà, uguaglianza, ideali così potenti che non cessano mai di ispirare i popoli della terra di fronte a tutti i tipi di tirannia. Quando gli studenti coraggiosi di Hong Kong si ribellano contro il più grande regime poliziesco al mondo, la Cina, lo fanno in nome di questi principi nati sul nostro suolo. Naturalmente, i governi che gestiscono le nostre vite tradiscono abitualmente quegli ideali che affermano di incarnare. Tendiamo a dimenticare che non sono sempre dati per scontati e che ci sono ancora innumerevoli posti sulla terra in cui sono apertamente disprezzati. Tuttavia, ci si potrebbe chiedere se i denigratori dell’occidente non siano consapevoli del rapporto unico che abbiamo con la libertà e l’uguaglianza. Ciò spiegherebbe la severità del loro giudizio nei confronti della nostra civiltà e il lassismo che mostrano nei confronti di altre società. La sinistra postmoderna è talvolta sospettata di essere animata da un senso di superiorità. Dal suo punto di vista, i crimini dell’occidente sono tanto più imperdonabili in quanto non possono ignorare la loro natura ingiusta. Sarebbe diverso per altre culture, che in sostanza hanno una minore avversione alla servitù e che sono incapaci di apprezzare la libertà al suo vero valore. Notiamo che questa è una forma molto classica di razzismo”.
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