Abbiamo sacrificato la formalità sull'altare della confidenzialità, in nome dell'engagement e dell'audience. Ma ci serve un galateo, prima che la maleducazione finisca col fiancheggiare e quindi sminuire qualsiasi crimine
La ragione per la quale la formalità è bella, anche se a volte infreddolisce gli animi e inibisce gli estri, è che preserva dalle brutte figure, le gaffe, le peggiori intenzioni, i peggiori istinti, i vaffa. Dallo sbraco, che in un ormai irreversibile processo di semplificazione e ibridazione di tutto, facciamo coincidere con la libertà. O forse ci sembra bella, non come è bello un tondo grande come il mondo ma come è bello un miraggio, perché questo è la formalità per noi che viviamo in regime di confidenzialità, che abbiamo fortemente voluto, ignari della catastrofe che avrebbe comportato. Una catastrofe che va in scena ogni giorno da anni, per strada, a lavoro, al supermercato, sui social network, in televisione – qui viene persino incalzata, promossa, auspicata perché frutta schei e seguaci: fa engagement e fa audience.
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