Roma. “Raramente la filosofia e la scienza sono state in grado di dire meno della nostra condizione di quanto facciano oggi. Questo deserto secco della razionalità si chiama nichilismo. E’ la nostra tragedia”. Jean-Luc Marion, oggi l’accademico francese di maggior successo negli Stati Uniti, iniziò a entrare in questo deserto negli anni Settanta, quando con un gruppo di amici ebbe l’idea di un’edizione francese di Communio, la rivista fondata da un certo Joseph Ratzinger, che doveva durare sei mesi ma che continua a uscire da trentacinque anni. Ora Marion è insignito da Papa Francesco del Premio Ratzinger.
Jean-Luc Marion era con Rémi Brague, Philippe Barbarin, Jean-Robert Armogathe e Jean Duchesne. Amici che sarebbero diventati filosofi e cardinali. Amici che avevano a loro volta maestri: Henri de Lubac, Jean Daniélou, Louis Bouyer, nomi importanti. Benedetto XVI a quel gruppo, con cui lanciò l’edizione francese di Communio, sarebbe rimasto sempre legato, rivelandosi un Papa francofono e francofilo. Tra Ratzinger e la Francia, la storia inizia nel 1954 con un congresso alla Sorbona su sant’Agostino. E’ lì che il giovane teologo incontra il futuro cardinale e arcivescovo di Parigi, Jean-Marie Lustiger, che celebrerà le nozze di Marion. Poi l’incontro, dieci anni dopo, con Marion per lanciare in Francia la rivista fondata con Hans Urs von Balthasar. L’idea era di difendere la tradizione cattolica davanti all’intellighenzia francese sfidandola sul campo dell’intelligenza. “I cattolici parlano in nome di argomenti perfettamente razionali”, dice Marion. “Ad esempio, che la riproduzione assistita equivale a ridurre l’evento della nascita di un bambino alla pura e semplice produzione di un oggetto. O che la maternità surrogata implica di considerare il corpo di una donna come uno strumento animato, la definizione letterale di schiavo per Aristotele”. Marion farà gli onori di casa quando Ratzinger, allora capo del Sant’Uffizio, tornerà a parlare alla Sorbona nel 1999, per spiegare la crisi della verità nella cultura contemporanea, il suo tema preferito. Considerato uno dei blasoni più prestigiosi al mondo per gli studi teologici, il Premio Ratzinger riconosce i successi di una vita nell’esegesi e nella teologia (un anno fa il premio era andato al filosofo canadese Charles Taylor). Tra i numerosi riconoscimenti che può vantare Marion ci sono anche il Grand Prix du Philosophie dell’Académie française, il Premio Karl-Jaspers di Heidelberg e il Premio Humboldt-Stiftung.
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