Un periodo di ipocondria, nevrosi da contagio e feste, pericolo di delazione, incuria spavalda e bugiarda: questo il tempo di adesso, pare. Allora bisogna ricorrere al libro sulla civiltà della conversazione, gran bel saggio storico di Benedetta Craveri. Lì, nelle historiettes, pose, costumi, idee, lettere dell’Antico Regime, dei suoi salons, delle sue dame, si trova l’essenziale per il combattimento. Il primo autore di un dpcm sulle riunioni private, scritto un mezzo secolo prima del fiorire della conversazione orchestrata dalle donne nel Seicento parigino, e che donne, che preziose, è di Stefano Guazzo (citato a p. 172, edizione Adelphi). Questo scrittore della Rinascenza veniva utile, come un Bisconte d’antan, a Madame de Sablé, temibile amante, grande psicologa, moralista insigne, installata nel perimetro del convento di Port-Royal des Champs, in città, dove si teneva salotto con gli scuri che davano sulla corte rigorosamente abbassati per non offendere, esponendole alla vista profana, le monache gianseniste.
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