Indifesi da associazioni di categoria e sindacati, alla fine gli incontri culturali risultano tra le poche vittime del superdecreto. Chiudiamoli pure, ma non pensiamo di non aver fatto danni solo perché non si leveranno proteste
Tra le sorprese dell’ultimo dpcm troviamo la notizia che i convegni e le conferenze sono pericolosi luoghi di assembramento come le adunate alcoliche dell’ormai famigerata movida. Indifesi da associazioni di categoria e sindacati, alla fine gli incontri culturali risultano tra le poche vittime del superdecreto. Non c’è pietà per incontri che attirano folle immense come quelli sui grafi esistenziali di Peirce o sulla superconduttività del grafene, sulla corrispondenza tra il Regno di Savoia e la Svizzera nel 1600 o sulla filosofia della scienza di Heisenberg. A questo tipo di pericolose manifestazioni non viene data nemmeno la deroga per un massimo di spettatori, come invece viene fatto per gli avventori dei ristoranti. Peccato perché con lo stesso massimo, se ne sarebbero salvati molti. Troppo pericolosi: persino più pericolosi dei già temibili cinema e teatri, che riescono per ora (una settimana? due settimane?) a salvarsi, ma di certo molto più preoccupanti di palestre e piscine, dove gli scambi di liquidi corporei non raggiungono la densità di ciò che avviene nel convegno.
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