Sheridan col trench, Maigret con la pipa, fino alla Sicilia di Montalbano. Le regole di noir e thriller sono sempre uguali. Ma a cambiare siamo noi
Nostalgiche del trench del tenente Sheridan della nostra infanzia e degli amari Biancosarti che beveva a ogni ora perché gli “mettevano il fuoco nelle vene”, battuta che capimmo molto più tardi, nella prima mattina di sole di questa ottobrata romana atipica come tutto il resto siamo andati al Museo di Trastevere a vedere la mostra sulla storia del thriller televisivo prodotta da Rai Teche. L’esposizione si intitola “Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai” e ripercorre la storia di un genere che in Italia, per convenzione, prende il via dalla collana dei thriller Mondadori lanciati nel 1929 con la copertina gialla da cui ha tratto la definizione (noi propenderemmo per il pop sentimentale di Carolina Invernizio de “Il bacio della morta” e per tutto il gore di fine Ottocento). Al momento, in Rai, il noir si incarna nel Luca Zingaretti-Commissario Montalbano e infatti lo scopo ultimo e dichiarato dell’esposizione, che a gennaio 2021 verrà ospitata dal Museo Morando di Milano, è quello di mostrare la padronanza del genere da parte di viale Mazzini negli anni in cui la concorrenza di Gomorra ha imposto non solo uno stile, ma perfino un lessico, per respingente che sia.
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