Viviamo nell’èra delle passioni fredde – invidia, odio, risentimento – che Nietzsche ascriveva all’ultimo uomo e che Massimo Cacciari individua oggi come tipicamente “scaricate sulle istituzioni e sui loro rappresentanti”, per mezzo della diffusa denuncia di “corruzione, incompetenza, mancanza di autorità”. Questa constatazione d’attualità assume nuovo senso quando Cacciari (ne Il lavoro dello spirito, Adelphi) la interpreta entro l’affresco della storia delle idee, come momento che ci vede vivere oggi gli ultimi spasmi di un rapporto fra filosofia, politica e scienza durato due secoli e più.
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