Oscillava, elegante, fra Shakespeare e Mandrake, autore di gag senza tempo. Per noi resterà la sua immagine con il Foglio sotto al braccio
Morire il giorno dell’ottantesimo compleanno, il “giorno dei morti”, con i teatri a lutto, tutti chiusi per dpcm. Essere Gigi Proietti fino alla fine, un po’ come Sean Connery, che se n’è andato nel sonno a novant’anni, nella sua villa alle Bahamas. Un’uscita di scena perfetta, anche perché a Roma, si sa, la morte e i morti sono da sempre il nutrimento della comicità, dell’ironia perfida e strafottente della città. Usata così tante volte a sproposito, l’espressione “Maestro” rende bene l’idea di cosa è stato e continuerà a essere Gigi Proietti, un incredibile fuoriclasse dello spettacolo italiano, il “Maestro di tante generazioni di attori”, come ha detto Mattarella. Formidabile Proietti, che in una cultura molto bacchettona, sempre col ditino alzato quando c’è di mezzo “il popolare”, si fa acrobata impareggiabile.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE