"Il colbacco”. Ma non era “Il cappotto”? No, quello era di Gogol. Questo lo ha scritto il più oscuro Vladimir Vojnovic, nato nel 1932 in Tagikistan e morto a Mosca due anni fa. Nel mezzo, la privazione della cittadinanza sovietica, gli anni trascorsi a Monaco prima della riabilitazione, un ruolo non piccolo nel contrabbandare in occidente il manoscritto di “Vita e destino” di Vasilij Grossman. Sbrigati i doveri geografico-biografici, vale la pena di leggere “Il colbacco” per il resoconto sulla società letteraria sovietica, inizio anni 80. Terribilmente somigliante alla società letteraria italiana, oggi. Potremmo anche dire – Tolstoj ci perdonerà, anche se confessiamo di aver letto “Anna Karenina” sbrigando più velocemente del dovuto gli amori di Levin e Kitty, i noiosoni – che le società letterarie, come le famiglie felici, si somigliano tutte.
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