Con asciuttezza di argomenti, e per la verità con troppa facilità, ci siamo precipitati a dire un’ovvietà che consideriamo assoluta. Esiste nei paesi laici il diritto alla blasfemia, l’irrisione di Dio e della sua profezia. Questo diritto è parte di un altro diritto assoluto, la libertà di espressione. Se uccidi Charlie Hebdo, se decapiti Samuel Paty, allora sei un barbaro, di più, sei un miscredente, uno che non accetta la religione civile della libertà, il suo sistema dei diritti, i diritti dell’uomo. Ragionando così in effetti si dice qualcosa che ti permette di negare anche solo la possibilità di una guerra di religione. Lo scontro non è tra differenti “credo”, è tra tutti i “credo” e l’unico che è ammesso, quello della laicità. Non esiste un tuo Dio a fondamento della tua fede o della tua trasformazione della fede in violenza perché non esiste nemmeno il mio Dio, quello che impone di porgere l’altra guancia, di perdonare, di amare (naturalmente, ci sono altre varianti, tante quante le confessioni o le visioni del mondo, ma semplifichiamo nella coppia cristianesimo o giudeo-cristianesimo e islam).
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE