Suzanne Moore ci ha pensato bene e alla fine se n’è andata dal Guardian, tempio liberal dove ha lavorato per venticinque anni come faro del femminismo militante. La Moore è un animale novecentesco, sempre pronto a confrontarsi e volentieri a scontrarsi, ma che davanti al rimpicciolirsi del dominio del dibattito e alla cancel culture dominante ha preferito andare a ruggire altrove. “Ho lasciato il Guardian. Mi mancheranno molto ALCUNE delle persone lì. Per ora è tutto quello che posso dire”, ha scritto su Twitter, cambiando subito la bio: “Se n’è andata perché conosceva il valore della ribellione”. E ha spiegato: “E’ stato interamente per mia scelta che me ne sono andata. Ve lo racconterò un giorno. Per ora grazie per i vostri gentili messaggi. Mi sembra di essere al mio funerale o qualcosa del genere”. Il motivo? Una petizione di 330 dipendenti del Guardian contro di lei, “delusi dalla decisione reiterata di pubblicare punti di vista anti-trans”.
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