Festeggiare un matrimonio che compie i 73 anni appare quasi superfluo: dopo tre quarti di secolo, qualsiasi unione funziona, se non altro per mancanza di alternative. Ma i reali inglesi si sono riscoperti a brevettare un formato inedito, dove è la femmina quella più ricca, più potente e più famosa
“Ci siamo ritrovati in...”. “Una prigione?”. “Una situazione... unica”. All'inizio della seconda stagione di "The Crown" – è ovvio, non stiamo più parlando dei Windsor in carne e ossa, che si sono inevitabilmente trasfigurati e fusi in quelli di Netflix, basta vedere il mitico messaggio di Sua Maestà, che nel lockdown promette ai sudditi “We will meet again”, per capire che ormai è la regina a scrivere direttamente la sceneggiatura delle prossime stagioni – Elisabetta e Filippo litigano ferocemente. Una di quelle conversazioni per “mettere le cose in chiaro” che porta le coppie normali a chiamare un avvocato. Ma la regina interrompe il consorte che sta pericolosamente attingendo a un vocabolario che non prevede una marcia indietro, e scandisce con una voce fredda che carica di significato ogni consonante (da vedere rigorosamente con audio originale): “A situation... which is unique”. Non solo perché alla prima coppia del regno è precluso quello che tutti i loro sudditi possono fare, cioè lasciarsi. Ma anche perché ci va di mezzo il lavoro. Il lavoro di lui è lei, come spiega senza mezzi termini Giorgio VI al futuro genero. Il lavoro di lei è The Firm, la ditta, la casa reale, il Regno Unito, l'impero, un palazzone sontuoso e fatiscente da traghettare nella modernità. Assieme al suo matrimonio.
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