Il restauro di tre dipinti del San Michele di Roma. È la cultura il motore per ripartire
Le opere torneranno a nuova vita il prossimo anno grazie al sostegno della Fondazione Sorgente Group
“San Giuseppe con Gesù giovinetto”, “Sacra Famiglia, San Giovannino e due santi adolescenti” e “Madonna del Cardo”. Tre splendidi dipinti in cui sono il giallo e l’oro a dominare la scena con una luminosità che ritroviamo riflessa nelle espressioni e nei corpi dei protagonisti. A realizzarli, tre diversi autori con una specifica rilevanza: Giovanni Baglione (1573-1643), autore del primo, gran rivale del Caravaggio e già autore di una pala per la cappella di San Giuseppe al Pantheon, purtroppo andata perduta; Carlo Portelli (1510 – 1574), grande maestro fiorentino manierista attivo a cavallo del XVI secolo; Emma Regis, a cui si deve l’ultimo - non certo per ordine di importanza – realizzato da un’allieva poco conosciuta di Giulio Aristide Sartorio.
Tutte e tre queste opere fanno parte del prezioso patrimonio artistico dell’Istituto Romano di San Michele di Roma e torneranno a nuova vita il prossimo anno grazie al sostegno della Fondazione Sorgente Group di Paola e Valter Mainetti. “Ognuno di questi dipinti – spiega al Foglio lo storico dell’arte Tommaso Strinati che dirigerà il restauro e che è già curatore del patrimonio dell’istituzione romana - ha una storia affascinante da raccontare”. “La pala di Baglione testimonia un passaggio chiave nella vita del maestro: l’abbandono polemico dello stile del Caravaggio dopo la denuncia rivoltagli per calunnia”. “La tavola del Portelli – aggiunge – ci riporta invece nella Firenze della metà del Cinquecento dominata dalla lezione di Michelangelo, da Rosso Fiorentino e Andrea del Sarto. Siamo davanti a un esempio del manierismo fiorentino, molto raro da trovare a Roma. La Madonna del Cardo infine, farà conoscere ai più una sconosciuta donna dalle straordinarie doti pittoriche nella Roma di quegli anni, ma soprattutto una figura sacra e sensuale allo stesso tempo che si pone allo spettatore con atteggiamento materno e inquieto come era nella vita Elena Sangro, la diva del cinema muto amata da D’Annunzio che si riconosce nei lineamenti della Vergine pensosa realizzati probabilmente sulla base di una lastra fotografica”.
A promuovere il restauro è stato proprio l’Istituto romano che fu fortemente voluto alla fine del Seicento da papa Innocenzo XI e da monsignor Carlo Tommaso, entrambi Odescalchi, per offrire assistenza agli anziani e agli orfani abbandonati alla vita da strada. La sede, all’inizio, era a Trastevere, nel grande palazzo poco distante da Porta Portese, ma la sede odierna è a Tor Marancia. Inaugurato nel 1689 come istituzione pontificia, ebbe una continuità di vita di circa due secoli avviando, parallelamente alle attività assistenziali, anche un sistema di scuole d’arte e mestieri all’avanguardia in Europa. L’obiettivo finale del contenimento dell’accattonaggio, dell’abbandono minorile, del dilagare della prostituzione e della criminalità connessa al degrado sociale era la concreta possibilità di offrire ai giovani ospiti dell’Istituto un’opportunità di lavoro. Per questo fu creata un’arazzeria (l’Arazzeria Albani che cesserà le sue attività solo negli anni Venti del Novecento) e un sistema di scuole d’arte dedicate alla pittura, al disegno, alla scultura, doratura, incisione ed ebanisteria. Oggi l’Istituto, chiamato affettuosamente “San Michele” dagli abitanti dei quartieri vicini, dalla Garbatella all’Ardeatino, è la più grande Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza di Roma e nella sua sede razionalista di piazzale Antonio Tosti continua ad assistere gli anziani attraverso una Casa di Riposo e una Residenza Sanitaria Assistenziale.
L’assistenza è garantita, questo è sicuro, ma in questo periodo è nata anche l’esigenza di voler riportare il bello in un posto del genere grazie all’arte, permettendo a chiunque di esserne spettatore. Il progetto di restauro dei tre dipinti è solo il primo di tanti altri ed avrà il suo laboratorio nella nella palazzina uffici dell’Istituto, parte dell’attuale sede progettata dall’architetto modernista Alberto Calza Bini nel 1934 a Tor Marancia, ben nove ettari con le sue dodici palazzine e una grande chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. “Dopo centoventi giorni di lavoro che ci hanno portato a mantenere un grado zero di contagio da Covid-19 e tutelare al massimo comunità degli anziani nella RSA – dice Claudio Panella, segretario generale del San Michele – la cultura è il motore che ci consente di ripartire recuperando l’identità dell’istituto attraverso la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio storico artistico”. Il sostegno della Fondazione Sorgente Group è stato determinante per consentire il restauro, “un esempio di collaborazione tra pubblico e privato che potrà essere d’esempio per la tutela del patrimonio storico artistico del nostro Paese”. Il team impegnato nel restauro terminerà il lavoro tra poco meno di un mese. Con Strinati ci saranno anche Roberta Porfiri - storico dell’arte dell’VIII Municipio presso la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma - Daphne De Luca - docente in Conservazione e Restauro dei manufatti dipinti su supporto tessile all'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo - e le restauratrici Veronica Soro e Silvia Fioravanti. Un team forte e preparato che inizierà quest’opera di recupero di così rare ed autentiche bellezze e che sarà da apripista alle tante altre opere d’arte conservate nella chiesa antistante, un patrimonio artistico molto vasto tra dipinti antichi e moderni, sculture, grafica, arredi, oggetti d’arte applicata, fondi librari, documentari e fotografici.