“Ci sono cinque zone di quarantena fra qui e Mosca e in ciascuna dovrei restarci quattordici giorni”. Quando Jean-Loup Bonnamy ha letto queste parole di Alexander Pushkin scritte nel 1830 e ha visto che duecento anni dopo, nell’era dei Big data, in tutti i paesi europei contro il Covid veniva utilizzato a ripetizione lo stesso confinamento contro il colera descritto da Pushkin e da Jean Giono nell’“Ussaro sul tetto”, ha capito che c’era qualcosa che non andava. Anziché separare i malati dai sani, stavamo trasformando le nostre società in gigantesche Diamond Princess, la nave da crociera giapponese dove sono state contagiate 712 persone. E’ illusorio e irrealistico pensare di controllare con quarantene cicliche la circolazione di un virus respiratorio in un paese di sessanta milioni di persone. “Sarebbe come cercare di prevenire i terremoti”, ci spiega il filosofo e saggista francese che, assieme al reporter del Figaro Renaud Girard, ha scritto per Gallimard il libro “Quand la psychose fait dérailler le monde”.
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