Diffido dei filosofi, invidio i critici d’arte. Condivido con i primi la pericolosa tentazione di correre dalle cose ai concetti, di maneggiare categorie generali, teorie e idee che astraggono dai fenomeni sensibili credendo di spiegarli, mentre invece li si rende generici, si smette di percepirne la realtà con la pazienza necessaria. Ammiro e invidio nei critici d’arte (nei pochi buoni) il loro gusto, la loro passione e capacità di usare gli occhi, di conoscere guardando a lungo e a fondo le singole opere d’arte. Nei filosofi la qualità della prosa non ha fatto che peggiorare, disseccandosi e sopprimendo con l’uso vizioso dei concetti la varietà, pluralità e relatività dei fenomeni, degli eventi, degli individui.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE