Il racconto ritrovato di Bruno Schulz, gran maestro del Novecento. I disegni, gli incubi, ma soprattutto Undula
Devono essere ormai passate settimane, mesi, da quando sono chiuso in questa solitudine. Cado continuamente addormentato, poi mi risveglio e le angosce della veglia si confondono con le creature del sonno oscuro. Così scorre il tempo. Mi sembra di aver già abitato, in un tempo lontano, in questa lunga stanza storta. Talvolta, con difficoltà, riconosco questi mobili sovramisura, che arrivano fino al soffitto, gli armadi di quercia comune, ispidi di relitti polverosi. Enorme, un lampadario a molti bracci di stagno scuro penzola dal soffitto, e dondola piano piano.
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