La modernità è "una notte polare di tenebra e stenti", da affrontare però con stoicismo e non con rimpianto delle antiche comunità: per valorizzare l'eredità del sociologo tedesco occorre rimettere al centro le relazioni educative e la ricchezza morale che queste coltivano
Uno degli aspetti che ho sempre ammirato in Max Weber è la sua consapevolezza dei profondi cambiamenti intervenuti in epoca moderna in ordine ai valori e alla condotta di vita delle persone, e nel contempo una sorta di preoccupazione che tali cambiamenti “inevitabili” potessero diventare anche “molesti” (sono parole weberiane). La liberazione dalle superstizioni del mondo antico e dai dogmi religiosi grazie alla razionalità scientifica; il crollo della certezza che la vastità infinita dell’universo dipenda da un piano preesistente come risultava nel platonismo o nella dottrina cristiana della creazione; il sogno di un mondo umano ben ordinato sotto la giurisdizione di una politica finalmente emancipata da queste superstizioni; tutto questo, agli occhi di Weber, è soltanto un lato della faccenda. Sotto questo “disincanto” può celarsi infatti anche un lato negativo, diciamo pure, la sensazione di aver perduto qualcosa e un lacerante senso di vuoto.
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