Le prossime sfide urbanistiche secondo l'autore del best seller "Le città di domani". Più coworking di quartiere, collegamenti digitali, monopattini, pedaggi per muoversi nelle ore di punta. Una conversazione
Agire presto, agire subito. C’è un argomento che va affrontato e che merita l’attenzione delle facoltà d’architettura, dei politecnici. Sono gli sfondi Zoom e Skype che offendono il comune senso del pudore. A ogni collegamento un urbanista muore. Primo proposito dunque. “Riqualificare gli sfondi di Zoom e Skype perché sono i nostri nuovi skyline”. Secondo. Rimandare il trasferimento a “Roccacannuccia” perché è “la solita idea bucolica, la fantasia della capanna e della campagna. Le città non moriranno. Sono sopravvissute a pandemie e devastazioni ben peggiori di questa”. Lei dove si trova? “A Copacabana, in Brasile”. Ci colleghiamo (ma senza Zoom) con Carlo Ratti che è torinese, architetto e fondatore dello studio che porta il suo nome, docente a Boston, al Mit, direttore del Senseable City Lab. E’ autore con Mattew Claudel de “Le città di domani” e “Architettura Open Source” (Einaudi). E’ il primo ad aver parlato di città intelligenti. Se non lui, chi?
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE