Lo scrittore non volle mai riconoscere l’autonomia dell’aggressione terroristica. La lesse sempre come un elemento della dissoluzione di “questo” stato che considerava destinato a scomparire anche se non seppe, o volle, mai indicare da che cosa avrebbe dovuto essere sostituito
Per ricordare il centenario della nascita di Leonardo Sciascia molti commentatori si sono concentrati sul rapporto tra la passione civile dello scrittore e la sua produzione letteraria. E’ stata messa in luce la sua tendenza permanente e talora ostinata ad andare contro corrente, anche affrontando temi spinosi e controversi, come quello dei “professionisti dell’antimafia” che lo espose, non infondatamente, a critiche risolute. Letta ora a distanza di anni quella polemica assume contorni più definiti, acquista un valore di ammonimento nei confronti di fenomeni, che poi sono stati identificati, di ampliamenti strumentali della denuncia del fenomeno mafioso fino a farne perdere le caratteristiche specifiche. Non era, come fu detto allora, un’accusa nei confronti della magistratura che si batteva con successo contro la mafia, pagando poi prezzi pesantissimi, subendo attentati mortali.
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