Dopo vent’anni di Grande Fratello, quindici di YouTube, dieci di Facebook, ecco l’esplosione dello spettacolo che c’è e non c’è. La cultura è tutta sul nostro schermo e resterà lì anche quando riapriranno cinema e teatri
Per tutti gli anni Dieci, mentre i social media e le piattaforme di streaming prendevano sempre più spazio nelle nostre vite, ci siamo raccontati che la cultura on demand non avrebbe mai sostituito, ma “affiancato” le modalità tradizionali di consumo. Il 2020 ha in gran parte smentito questa teoria. L’evento pop più caciarone dell’anno appena finito è stato il concerto di Capodanno dei Kiss in “live streaming” da un resort di lusso a Dubai. I clienti dell’“Atlantis The Palm” potevano acquistare il pacchetto “suite club con terrazza e vista concerto Kiss”, godendosi la band a distanza, affacciati alla finestra o appollaiati sulle ringhiere coi loro congiunti e i bibitoni di gel igienizzante a portata di mano. I più facoltosi avevano un tavolino vip a bordo piscina, dove, dopo aver sradicato settantasette palme, era stata allestita l’area concerto. Questi pochi spettatori erano più o meno quel che resta della nostra cara vecchia idea di concerto. Tutti gli altri hanno potuto vedere i Kiss grazie al servizio di streaming di Tixr, la più grande piattaforma di rivendita di biglietti per eventi live, prenotando un posto davanti al computer da 50 dollari in su. “Kiss 2020 Goodbye” è stato un concerto di Capodanno senza precedenti, anche per i suoi ottocentomila euro spesi in protezione anti-Covid, con una coreografia à la Leni Riefenstahl, fontane geyser che spruzzavano fumoni verdi, Paul Stanley appeso a una carrucola che vola nel cielo stellato di Dubai e intona “I was made for loving you”; il tutto preceduto da un lungo documentario coi Kiss che arrivano in aeroporto in mascherina e si fanno il tampone (al prossimo giro, si vaccinano sul palco). “Kiss 2020 Goodbye” è una delle tante cartoline di un futuro compresso e rilasciato tutto insieme in un anno tragico e assurdo. Un futuro che è diventato il nostro vissuto quotidiano, scandito da dirette streaming e piattaforme. Un paesaggio sempre più frastagliato, frammentato, diffuso, cui da qualche settimana si è aggiunta anche la nuova piattaforma di Discovery Plus, lanciata negli Stati Uniti il 4 gennaio, specializzata per lo più nei contenuti “non-fiction” e “unscripted”, cioè un ampio catalogo di reality-show in tutte le salse.
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